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Magistrati "fuori ruolo", l'esercito delle 200 toghe che in Tribunale non ci va nemmeno per sbaglio

Claudia Osmetti
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Ce ne sono circa 200 (al momento, cioè al 30 aprile del 2021, stando all'ultimo elenco disponibile sul sito del Csm, se ne contano 161) che, in Tribunale, il piede non ce lo mettono manco per sbaglio. Sono distaccati altrove. Nei ministeri, per esempio. Quello della Giustizia su tutti. O nei dipartimenti della pubblica amministrazione. Alcuni di loro scrivono (materialmente) le leggi sulle quali, poi, i parlamentari si scannano. Altri fanno i consulenti giuridici, gli osservatori, gli esperti. È l'esercito dei magistrati fuori ruolo: pur sempre toghe che, però, non svolgono funzioni giudiziarie. E poco importa se, neanche due mesi fa, erano i colleghi, quelli impegnati sul campo, sommersi dai faldoni e dal calendario delle udienze, a lanciare l'allarme: «Su 10.751 posti previsti nelle piante organiche», tuonava lo stesso Csm a dicembre, «le presenze effettive di magistrati in servizio sono appena di 9.131».

 

 

Per smuoverli da lì, dal loro «fuori ruolo», occorre ben altro. Servirebbe, tanto per dircela chiara, una riforma. Ci sta pensando la guardasigilli Marta Cartabia anche se, per adesso, di concreto c'è pochino. Di certo, invece, c'è che i magistrati fuori ruolo ci costano un occhio. Per carità, il lavoro si paga e le competenze pure. E loro (anche se in un ufficio diverso da quello del pm o del procuratore di turno) mica stanno con le mani in mano. D'accordo. Tuttavia finisce che, stando così le cose, di stipendi se ne buscano due: quello da magistrati (che non perdono, andando a lavorare altrove) e le indennità (che spesso doppiano la busta paga di cui sopra).

 

 

Un'idea di massima l'ha data, pochi giorni fa, il deputato di Azione Enrico Costa pubblicando, sulla sua pagina Twitter, la copia di una delibera sulle indennità aggiuntive che percepiscono i magistrati fuori ruolo distaccati al Csm (ebbene sì, ce ne sono anche lì). Ecco, nel documento si legge che i magistrati ordinari dalla settima valutazione professionale (l'avanzamento di carriera è d'obbligo per far avanzare anche il portafoglio, ma questo vale un po' per tutti) si mettono in tasca 5.437; altri 5.018 euro spettano a quelli dalla quinta valutazione; 4.269 euro per tutti quelli che hanno superato l'anno dalla terza e 3.780 euro sono il compenso per chi è fresco fresco d'impiego. Gli importi, s' intendete, sono mensili. All'anno fanno una cifra che, solo di indennità, oscilla tra i 71mila e i 49mila euro. Se poi si aggiunge che un magistrato di tribunale prende, mediamente, 3.200 euro ogni trenta giorni il quadro si chiude.

 

 

Facciamo il caso di uno appena entrato in servizio: ogni mese si vede accreditare sul proprio Iban 6.980 euro. Non proprio bruscolini. Un conto complessivo è pressoché impossibile perchè poi subentrano i meccanismi propri del mondo del lavoro (dipende dagli anni di anzianità, dagli scatti professionali che, ovviamente variano da persona a persona) e non siamo tutti commercialisti: ma questi duecento distaccati fuori dalle corti penali e civili d'Italia ci costano uno sproposito. E su questo non ci piove. «Ecco perchè c'è la fila per lasciare i tribunali», chiosa (giustamente) Costa. 

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