Bruno Vespa: "Quel potere dei magistrati di distruggere vite, ora Mattarella spinga la riforma della giustizia"
L'ha ripetuta più volte nel suo discorso il presidente Sergio Mattarella la parola "dignità". Dignità della giustizia in primis, sottolinea Bruno Vespa nel suo editoriale su Il Giorno. Quello "è stato il tema più applaudito e sorprendente. Da Mani pulite in poi, cioè da trent'anni, il potere dei magistrati è superiore a quello di qualunque altra autorità costituzionale. Con un provvedimento, molto spesso riformato in appello o in Cassazione, possono distruggere persone, paralizzare imprese, sconvolgere mercati. E se sbagliano", sottolinea il direttore di Porta a porta, "la loro carriera non subirà il minimo intralcio".
Il presidente della Repubblica ha detto testualmente: "I cittadini non devono avvertire il timore di decisioni arbitrarie o imprevedibili che incidono sulla vita delle persone, in contrasto con la doverosa certezza del diritto". Ma, c'è da chiedersi, prosegue Vespa, perché "queste e altre durissime parole" non le abbia pronunciate nei primi sette anni del suo mandato "e perché non abbia sollecitato lo scioglimento del Csm dopo lo scandalo del mercato delle carriere denunciato dal caso Palamara".
Ora però il presidente ha sollecitato "l'immediata riforma della giustizia. Bastano pochi punti. Il più importante è un sistema elettorale del Csm che renda impossibile il mercato delle carriere. Il secondo è che gli avanzamenti di un magistrato vengano commisurati al numero di provvedimenti non riformati. Il terzo è impedire il giudizio preventivo fatto grazie alla fuga pilotata di notizie e di intercettazioni", sintetizza Vespa. E Mattarella, nel suo ruolo rinnovato "può esercitare una formidabile 'moral suasion'perché ciò avvenga". Quindi la stoccata finale: "Se riuscirà a realizzare anche metà di quel che ha sollecitato nel suo discorso, saranno ben spesi 14 anni di una monarchia repubblicana".
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