Giuseppe Conte, blitz della Finanza a casa del leader M5s: fatture e consulenze, in ballo 400mila euro
Si mette male per Giuseppe Conte. Oltre allo scontro con Luigi Di Maio, il capo politico dei Cinquestelle rischia di avere guai con la giustizia. Di recente, infatti, gli uomini della Guardia di Finanza di Roma, su ordine della procura, hanno bussato alla sua porta in cerca di documenti importanti. La perquisizione ha riguardato le cosiddette consulenze d'oro che l'avvocato del popolo ha svolto per alcune società del gruppo Acqua Marcia già di Francesco Bellavista Caltagirone. Si parla di incarichi tra i 300 e i 400mila euro, non pagati, avuti nel 2012 e 2013. Libero lo scorso settembre si era già occupato dell'inchiesta che imbarazza l'ex premier con un articolo di Paolo Ferrari dal titolo "I verbali di Amara inguaiano anche Conte", in cui si raccontava di come il faccendiere al centro, tra l'altro, della fantomatica loggia Ungheria con cui magistrati e varie personalità avrebbero pilotato i processi, interrogato a dicembre del 2019 dai pm d Milano avesse tirato in ballo anche le consulenze super pagate date ad avvocati, professori e "amici degli amici". Tra questi, appunto, Giuseppe Conte e il suo mentore, professor Guido Alpa, che si sono sempre dichiarati estranei ad ogni addebito.
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Ora, però, a conferma di quelle rivelazioni, ci sono nuove indagini da parte della procura di Roma, infatti, come riporta anche oggi il quotidiano Domani, sia che Conte che Alpa nelle scorse settimane hanno subìto delle perquisizioni e c'è un nuovo fascicolo, per ora, senza indagati arrivato da poco sulla scrivania della magistrata romana Maria Sabina Calabretta, la quale ha ereditato la pratica dai colleghi di Perugia che indagano da mesi sulle dichiarazioni dell'imprenditore Piero Amara. Costui aveva detto, in interrogatorio, di avere raccomandato alcuni avvocati a Fabrizio Centofanti, al tempo potente capo delle relazioni istituzionali del gruppo Acqua Marcia. Secondo Amara le nomine erano condizione fondamentale «per riuscire a ottenere l'omologazione del concordato stesso» dai giudici del Tribunale di Roma.
Conte (come gli altri interessati) ha negato su tutta la linea, specificando di non avere incassato le cifre contestate. Eppure, adesso c'è questa inchiesta modello 44 che si abbatte sul capo politico dei 5Stelle come un siluro in un momento non certo facile a livello politico e giudiziario. Soprattutto perché i grillini hanno sempre fatto della trasparenza e dell'onestà il loro marchio di fabbrica. La Guardia di finanza , secondo quanto riporta Domani attingendo da da fonti interne degli studi legali - ha svolto acquisizioni simili a quelle fatte a casa Conte anche dagli avvocati Enrico Caratozzolo e Giuseppina Ivone, che hanno lavorato insieme ad Alpa e al capo M5S al concordato preventivo di Acqua Marcia.