Giustizia, se l'abuso del diritto viene eretto a sistema: le leggi "sgradite" e il pessimo vizio della sinistra
Si dice, non del tutto a torto, che esiste un garantismo classista per cui ci si indigna quando l'ingiustizia molesta la gente "perbene", mentre se il malcapitato è un poveraccio, tanto più se immigrato, ci vuole il randello e altro che presunzione di innocenza e diritti della difesa. Il rilievo avrebbe un senso se non fosse fatto dai responsabili di un pregiudizio opposto, e cioè quello per cui il privilegio economico e sociale costituisce un titolo sufficiente a "meritare" una giustizia cattiva: che è un atteggiamento identicamente classista.
Ma non basta. Perché ad opporsi al primo pregiudizio (che tanto per intenderci chiameremo di destra) non c'è soltanto quello di segno contrario per cui è giusto che "anche i ricchi piangano", ma un impedimento sistematico: e cioè la completa estraneità, anzi l'avversione, ai criteri dello Stato di diritto. È da lì, da sinistra,che viene a tradizione delle sentenze “costituzionalmente orientate”, in buona sostanza le decisioni con cui ci si mette sotto i tacchi la legge che non piace, ola si rivolta come un calzino, per l’affermazione di una giustizia più confacente alle rimasticature ideologiche con cui si pretende di modellare la società per via giudiziaria.
È da lì, da sinistra, che viene l’idea di degradare a faccenda trascurabile, a cavillo, la principale garanzia in qualsiasi sistema di diritto: e cioè il diritto individuale di protestare la propria innocenza contro la pretesa punitiva dello Stato reclamando che esso rispetti anche l’ultima virgola della propria legalità. Lo Stato di diritto sta esattamente in questo: nel rispetto della punteggiatura. E se da destra può venire una punteggiatura sbagliata (è comunque una colpa), da sinistra viene la licenza del testo arbitrario e rimaneggiabile a capriccio, vale a dire l’abuso eretto a sistema. C’è dunque a destra e a manca il garantismo farlocco. Ma uno avrebbe qualche possibilità di emendarsi. L’altro no.