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Varese, Renato Farina sul papà killer: "Chi l'ha autorizzato a stare col bimbo?", le colpe della giustizia

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Renato Farina
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Che roba è? Com'è stato possibile? Chi ha consentito questo scempio? Dopo il fatto è chiaro che non doveva essere possibile, che c'è stato un lassismo imperdonabile, e ora la giustizia troppo tardi impedisce a un assassino di fare ancora del male. Non c'è bisogno di essere esperti di codice penale, bastava il buon senso, un minimo di principio di precauzione, il medesimo per cui siamo obbligati a mettere la mascherina per non contagiare e non essere contagiati, se no arrivano i carabinieri, e ci controllano il green pass, giustamente: bisogna difendere la società. Ma chi ha dato il red pass, la licenza di uccidere, a Davide Paitoni? Siamo arrabbiati. Siamo però soprattutto sopraffatti dallo strazio al solo pensiero di Daniele. Daniele, che aveva sette anni, è stato infatti ucciso dal padre come un agnello, dalle parti di Varese, a Morazzone, da cui si vede splendidamente il Monte Rosa, che all'ora del tramonto si incendia ad Ovest. Nessuna poesia, ma fiamme sinistre di orrore hanno attraversato la mente dello sciagurato nel tardo pomeriggio di sabato, primo giorno del 2022. Abramo risparmiò Isacco, intervenne un angelo a fermarlo. Con Davide Paitoni, 40 anni, nessuno ha mosso un dito: ha usato il coltello e ha trafitto il suo piccino che era corso fiducioso da lui per il Capodanno. L'ha infilato come nei film dei serial killer in un armadio con un biglietto. Ha mandato un messaggio WhatsApp al vecchio padre, invitandolo a non aprire l'armadio perché dentro c'era Daniele a cui aveva fatto del male. Un folle? Folle questa Italia a lasciargli nelle mani un bambinetto.

 

 

 

MA QUALE DIRITTO

Per un giorno, almeno uno, toccava al papà di coccolarselo. Un gesto di bonomia, così si pensava, forse persino un diritto del genitore. Ehi, ma quello aveva le mani macchiate di sangue appena rappreso. Il 26 novembre scorso aveva aggredito un collega di lavoro piantantogli una lama nella schiena, a tradimento. Non era riuscito a uccidere nessuno quella volta lì. Ci è riuscito facile con uno scricciolo, un usignolo. Si sa che le ragioni di quel crimine incompiuto erano futili. La vita girava male al signor Paitoni, era in via di separazione dalla moglie, che lo accusava di usare la violenza contro di lei. Segnali chiari persino per noi estranei al ramo della sicurezza. Dopo aver ucciso il figlio è corso ad ammazzare anche la mamma, non ci è riuscito, è in ospedale, se la caverà. Verbo sbagliato. Cavarsela davanti al volto candido del proprio bambino morto? Non scherziamo, non riusciamo neppure a immaginare un dolore così, per qualche ora non realizzerà, non ci crederà, vivrà in un limbo, poi c'è bisogno di qualcuno che la tenga stretta. Seguiamo un attimo, con un distacco che non riusciamo ad avere, la sequenza di quest'orrore. Erano stati concessi i domiciliari, ma certo che siamo contrari alla custodia cautelare quando non ci siano pericoli immediati per la comunità. Ma la reiterazione del reato con il coltello nei confronti di una famiglia con cui era in lite non era forse nell'ordine delle cose? Constatiamo che quando ci sono di mezzo reati gravi senz'altro, ma senza che nessuno sia stato sbudellato o qualcuno rischi fuori dal carcere di farsi del male, si usano spesso altri criteri. Conta molto la fama e il ruolo pubblico, temiamo.

 

 

 

CRITERI DA RIVEDERE

Sta di fatto, che stavolta sono intervenuti altri criteri. Che problema sarà mai, ritenere innocuo un anonimo accoltellatore? È finito in carcere, era in fuga, puntava verso la Svizzera, magari per poi tornare a finire il lavoro con la mammina di Daniele. Il quale sarà corso felice attraversando quell'uscio da cui sarebbe stato portato via assassinato. A sette anni non si dubita neppure un po' dell'amore di chi ti ha tenuto in braccio. Da profani siamo autorizzati a non credere possibile l'agguato di un papà che chiama il suo uccellino nel nido sotto le sue ali. Ma chi vigila non ha il diritto di essere profano, ma ha anzi il dovere di presumere e così togliere dalle mani una creatura al suo orco. Purtroppo non è accaduto. Non deve più funzionare così. L'anno scorso non era stato certo povero di sangue e di dolore innocente. Quest' anno è cominciato peggio, e proprio tra noi, sotto i nostri monti inutilmente belli. 

 

 

 

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