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Sergio Mattarella, Alessandro Sallusti: gli schiaffi della magistratura alla politica lo confermano, ha fallito

Alessandro Sallusti
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La giustizia italiana non andrebbe riformata, andrebbe chiusa, sciolta e rifondata con un nuovo statuto formato da un solo articolo: magistrati e giudici si occupano esclusivamente dell'amministrazione della giustizia, applicano le leggi approvate dal Parlamento sovrano sulle quali non hanno diritto di interferire e gli è vietato mettere becco nelle questioni che non li riguardano, per esempio l'elezione del Presidente della Repubblica.

 

Solo ieri sono successe le seguenti cose: il Csm ha fatto sapere che a suo avviso Silvio Berlusconi non può salire al Quirinale perché ha avuto contrasti con l'ordinamento giudiziario; nelle motivazioni della sentenza che assolve Carola Rackete - la capitana che con la sua nave Ong carica di immigrati violò il blocco e speronò in porto una motovedetta della Guardia di Finanza - i giudici scrivono che per gli scafisti è un dovere trasportare i clandestini dalle coste africane a quelle italiane; tre pm di Siena, coinvolti a vario titolo nel pasticcio brutto delle indagini beffa sulla morte di David Rossi, hanno diffidato il presidente della Camera, Roberto Fico, da rendere pubblici i lavori della commissione d'inchiesta parlamentare sul caso perché ne va della loro immagine; da più parti della magistratura si leva una protesta contro le nuove norme che impongono ai magistrati di evitare la gogna mediatica agli imputati, cosa che stride con il fatto che nel loro tribunale interno - la commissione disciplinare del Csm - i nomi dei magistrati sotto accusa vengono omessi per difendere il loro onore e la loro privacy.

 

Parliamo quindi di quattro schiaffoni che i magistrati danno alla politica in sole 24 ore, schiaffoni che la politica incassa senza reagire come fanno i pugili suonati. Il che significa che il presidente Mattarella, giustamente onorato e glorificato, ha fallito in uno dei suoi non secondari compiti, quello di presidente del Consiglio superiore della magistratura, organo di autogoverno delle toghe. Nel suo settennato le scorribande dei magistrati nel terreno della politica non solo non sono state arginate ma sono addirittura aumentate. E allora viene da pensare che un nuovo presidente sgradito ai magistrati sia quello che serve per rimettere sui binari la democrazia. 

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