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David Rossi, il giallo nei verbali del "suicidio": spariti i 4 carabinieri nella stanza

Paolo Ferrari
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Il colonnello Pasquale Aglieco si sarebbe inventato tutto la scorsa settimana davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta dall'onorevole Pierantonio Zanettin (FI), sulla morte di Davide Rossi. I pm di Siena, che verranno sentiti nelle prossime settimane a Palazzo San Macuto, hanno deciso in queste ore di passare al contrattacco, smentendo quanto affermato nei loro confronti dall'ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena. È falso, ad esempio, che avrebbero risposto a Daniela Santanché che chiamava Rossi sul cellulare non sapendo che fosse deceduto, ed è falso che rovesciarono il contenuto del cestino dei rifiuti sulla scrivania del manager. Inattesa, dunque, di ascoltare cosa diranno i tre magistrati, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Nicola Marini, presenti la sera del 6 marzo 2013 nell'ufficio dell'allora capo della comunicazione di Banca Monte dei Paschi, c'è un'altra notizia, anche questa clamorosa, che rischia di creare ulteriore confusione.

 



PRIMA DELLA SCIENTIFICA - Aglieco, hanno infatti scoperto i commissari, non era da solo quella sera. Ad accompagnarlo nell'ufficio di Rossi, prima dell'arrivo della polizia scientifica, ci sarebbero stati ben quattro ufficiali dell'Arma: i colonnelli Giuseppe Manichino e Rosario Mortillaro, l'allora capitano Edoardo Cetola, il luogotenente Marcello Cardiello. Come per Aglieco, però, i nomi di costoro non erano mai comparsi in alcun verbale. Una circostanza che ha subito insospettito la Commissione. «Da avvocato garantista (Zanettin, ex componente del Csm, è titolare di uno studio legale fra i più importanti di Vicenza, ndr) ritengo opportuno dare la possibilità a chiunque è chiamato in causa di dire la sua», afferma il presidente della Commissione annunciando che i quattro carabinieri saranno sentiti il prossimo 22 dicembre. Troppe persone sono entrate quella sera nell'ufficio di Rossi senza un giustificato motivo e, soprattutto, senza lasciare traccia del loro passaggio. Presenze che avrebbero inquinato irreparabilmente la scena del delitto.

 

 

 

LA COMMISSIONE - L'attivismo della Commissione, comunque, sta facendo storcere il naso a molti. «Non è la Commissione che dubita del suicidio: a dubitare del suicidio è stata la Camera che ha deliberato all'unanimità l'istituzione di una Commissione d'inchiesta», afferma Zanettin, rispondendo indirettamente a chi negli ultimi giorni ironizzava sul fatto che la Commissione sta dubitando del suicidio a fronte delle archiviazione della magistratura. «Io non ho ancora una idea chiara se si sia trattato di suicidio o di un omicidio. Non a caso abbiamo chiesto ai Ris dei carabinieri di valutare sia l'ipotesi del suicidio che quella della defenestrazione. Aspettiamo con interesse i risultati delle loro investigazioni», aggiunge Zanettin. Martedì prossimo a Siena verrà effettuata per la prima volta una super perizia con delle prove di caduta tramite un manichino antropomorfo. La Commissione, che sarà presente sul posto, ha anche acquistato tre orologi del modello che Rossi portava quella sera. Fra i tanti misteri, il lato della cassa che ha attutito il colpo al suolo è l'opposto di quello che avrebbe impattato se fosse stato al polso dell'uomo, come se l'orologio fosse stato gettato nel vicolo in secondo momento. I Ris procederanno anche ad un test di trazione della sbarra a cui sarebbe rimasto appeso Rossi prima di cadere.

 

 

 

VERTICALE - Rossi cadde in verticale, con la faccia rivolta verso il palazzo. Sul suo corpo vennero però trovati segni non compatibili con la caduta: due ferite, una sul labbro superiore e una sul naso, e una contusione all'inguine. Fino ad oggi si è sempre pensato che Rossi, dopo essere rimasto appeso a questa sbarra, abbia poi sfregato contro il palazzo. E c'è da capire, infine, perché la Questura di Siena non abbia mai deposito agli atti del fascicolo in Procura le decine di foto, oltre ai video, che furono scattate durante il sopralluogo. Era stata l'assistente di polizia Federica Romano a rivelare alla Commissione l'esistenza negli archivi della Questura di questo materiale.

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