Giuseppe Creazzo, il giudice molesta questa pm? "Essere immondo", ecco come lo "puniscono": vergogna in magistratura
La pm Alessia Sinatra ha detto la verità: fu molestata sessualmente dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. Si è concluso ieri con la condanna alla perdita di due mesi di anzianità il processo disciplinare, svoltosi interamente a porte chiuse, nei confronti dell'attuale numero uno della Procura fiorentina. La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, presieduta dal vicepresidente David Ermini, ha dunque ritenuto credibile il racconto della pm, ora in servizio all'Antimafia di Palermo. La violenza sarebbe accaduta a dicembre del 2015 in un grande albergo romano dove alloggiavano i due magistrati dopo aver partecipato ad un convegno organizzato da Luca Palamara. Il procedimento disciplinare nei confronti di Creazzo era nato in modo fortuito. Sinatra, dopo essere stata molestata, non aveva denunciato l'accaduto ma si era sfogata con Palamara, a cui era molto legata per vicende di associazionismo giudiziario.
GIURAMI CHE IL PORCO...
Lo sfogo si era tradotto in tantissimi messaggini fra i due, finiti nella memoria del cellulare di Palamara. A maggio del 2019, spelo solo scandalo delle nomine pilotate al Csm, il cellulare di Palamara era stata sequestrato dalla procura di Perugia che lo stava indagando per corruzione. Leggendo le varie chat alla ricerca di prove di tangenti prese dal magistrato romano, gli inquirenti umbri si erano invece imbattuti nei suoi messaggi con la pm. «Giurami che il porco cade subito», scrive la magistrata a Palamara il 23 maggio 2019. La Commissione per gli incarichi direttivi del Csm stava votando quel giorno il successore di Giuseppe Pignatone al vertice della Procura di Roma. Quattro i voti a favore del procuratore generale di Firenze Marcello Viola, un voto ciascuno per Creazzo e per Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo e capo della magistrata. «Non mi dire che Creazzo ci crede?», prosegue Sinatra: «Sono pronta a tutto e lo sai». «Io insieme a te. Sempre...», risponde rassicurante Palamara. «Ma conte il porco ha parlato?», prosegue Sinatra. E Palamara: «Assolutamente no». «Porco mille volte», la secca replica della donna. «Sono inorridita. Sento ca**te su valori e principi fondanti ed elevatissimi. E su queste basi il gruppo per il quale io mi sono spesa stando nell'angolo, farà di tutto per mettere sulla poltrona di Roma un essere immondo e schifoso», rincara la dose la pm siciliana prima di esplodere: «Non solo io non ho mai avuto e non avrò niente ma devo assistere a questa vergogna». Interrogata sul significato di tali frasi, Alessia Sinatra raccontò quanto accadde quella sera di dicembre del 2015 e quindi l'astio nei confronti di Creazzo. Sul perché non avesse denunciato la violenza, la pm aveva riferito che si era trattato di «un dolore privato» e che aveva voluto preservare «l'Istituzione». Fra i vari testimoni era anche stato sentito un professionista che aveva suggerito alla magistrata di andare da uno psichiatra, da cui poi è stata effettivamente in cura, per superare il trauma subito.
«FARÒ RICORSO»
«Si tratta di una sentenza ingiusta. Sono innocente. È una decisione conforme alla condanna mediatica che avevo già subìto allo scoppiare della notizia», è stato il primo commento di Creazzo, che ha già annunciato ricorso in Cassazione. Il procuratore di Firenze, appresa la notizia del disciplinare, aveva detto che sarebbe andato in pensione entro quest' anno. Nel frattempo, però, ha presentato domanda per la Procura nazionale antimafia. Di sicuro, se al suo posto ci fosse stato un comune cittadino, la pena inflitta sarebbe stata molto più severa. Al giudice solo un buffetto.