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Roberto Saviano, ko in tribunale per i plagi di "Gomorra": "Somma da rideterminare", deve pagare di più

Francesco Specchia
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Quando si dice vedere la pagliuzza dell'ideologia in un occhio e non accorgersi della travona del plagio nell'altro. C'è qualcosa di spiazzante nello zelo con cui Roberto Saviano -giusto per attizzare gratuitamente un po' di livore verso Giorgia Meloni- insiste nel ritenere il personaggio di Atreju «meticcio e di sinistra» mentre dimentica bellamente di commentare la nuova tombale sentenza della Cassazione che lo definisce scopiazzatore di articoli altrui e che gli intima di pagare in modo congruo i colleghi plagiati. La notizia è che la Suprema Corte ha infatti annullato la sentenza con la quale la Corte di Appello di Napoli, nel 2016, aveva ridotto il risarcimento dovuto da Saviano e dal suo editore Mondadori alla Libra Editrice, che edita i quotidiani Cronache di Napoli e Cronache di Caserta. Il risarcimento era per il plagio degli articoli illecitamente riprodotti nel romanzo Gomorra, da 60mila a soli 6mila euro, con spese compensate. 

 

CACCIA I SOLDI
Ora la Corte di Appello di Napoli dovrà «rideterminare la somma dovuta a titolo di risarcimento tenendo conto anche dei "benefici realizzati illegalmente dall'autore della violazione"». Cioè: Robbè, caccia fuori i soldi. La faccenda risale è lunga e assai tediosa, se non fosse che coinvolge uno dei nostri scrittori più famosi ancorchè più affamati di giustizia. Ricapitoliamo. Nel 2013 lo scrittore viene condannato per plagio di articoli di altri (tra cui il giornalista campano Ugo Clemente) a pagare 60mila euro più 20mila di spese legali. Nel 2015 Saviano ricorre in Cassazione che ribadisce il plagio ma rinvia alla Corte d'Appello di Napoli per la riqualificazione del danno. 

La Corte d'Appello riduce di un 1/10 la cifra iniziale: da 60mila a 6mila, con compensazione delle spese legali per tutti i gradi di giudizio. Nel 2017 contro la suddetta sentenza i plagiati ricorrono ancora in Cassazione la quale stabilisce che la somma di 6mila euro «non è congrua». Oggi la Suprema Corte si pronuncia ancora contro la sentenza delle Corte d'Appello di Napoli e rinvia il giudizio della nuova quantificazione del danno alla stessa Corte d'Appello ricomposta. Lo so, è un casino. E il nuovo giudizio deve tenere conto dell'«equo apprezzamento delle circostanze del caso», «anche tenuto conto degli utili realizzati in violazione del diritto», «per adottare il criterio del prezzo del consenso». Ossia: entra in gioco il criterio della "giusta royalty" o "royalty virtuale". Cioè: Robbè, con il tuo libro hai guadagnato un fracco di quattrini, quindi le briciole ai plagiati non bastano: non fare il braccino e sforzati un po' di più. Ora, naturalmente, non è importante, ai fini della trama giudiziaria, quale cifra Roberto Saviano debba risarcire. 

 

PUNTO D'ONORE
Il punto d'onore sta, semmai, nel fatto che Saviano abbia plagiato, foss' anche «lo 0,6% del libro» come dice, senza citare le sue fonti. E questo prescinde dall'opinione che Saviano stesso abbia dei giornalisti di Cronache di Napoli e Cronache di Caserta (che mi pare abbia in passato vezzosamente indicato, tout court, in prima serata da Fabio Faziocome portavoce dei clan camorristi). Il problema resta la correttezza e l'aura del cavaliere senza macchia che sta perdendo il suo allure di infallibilità. Saviano, intediamoci rimane il talentuoso reportagista che estrae le viscere del reale e le rende materia letteraria: Gomorra -a cui l'om- bra del plagio non ha tolto allure- rimane un ca- polavoro. Ma diciamo che se uno fa il Torque- mada e poi fa una cazzata deve aspettarsi che altri -oltre a lui- invochino il rogo...

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