Luca Morisi "verso l'archiviazione". Gli escort e la chat, Dagospia: "La prova del trappolone politico"

martedì 30 novembre 2021
 Luca Morisi

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Richiesta di archiviazione per Luca Morisi. L'ex responsabile della comunicazione di Matteo Salvini, secondo la Procura di Verona che indaga da mesi su una serata a base di escort e stupefacenti, chiederà di non procedere "per particolare tenuità del fatto". Insomma: nessun reato si è consumato in casa di Morisi il 14 agosto scorso a Belfiore, quando l'inventore della Bestia ospitò due giovani romeni. Morisi ammise l'uso personale di cocaina, ma i pm hanno riconosciuto che la droga dello stupro trovata in casa non era sua e non era stato lui a procurarla, portata invece da uno dei due escort.

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Secondo Dagospia, è la pistola fumante: "Ora si può dire - annuncia il sito di gossip politico diretto da Roberto D'Agostino -. Morisi è stato vittima di un trappolone". Sesso, droga, notti esagerate, escort: il classico canovaccio degli scandaletti privati che diventano materia di giustizia e finiscono in pompa magna su tutte le prime pagine, salvo poi venire derubricati dopo qualche tempo, quando il bubbone politico è ormai inevitabilmente esploso. Nel caso di Morisi, non bisogna dimenticare che si dimise improvvisamente dallo staff di Salvini pochi giorni prima le indiscrezioni di stampa sull'indagine della Procura di Verona. 

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A "scagionare" Morisi dall'unica vera accusa in piedi, quella di spaccio di sostanze stupefacenti, spiegano Giusi Fasano e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, proprio la chat tra lo spin doctor e i due escort romeni, che chiedono: "Ti portiamo G. Tu cosa usi?". La notte di eccessi era finita male l'indomani, con Morisi e i due giovani che litigavano per strada. I carabinieri erano stati chiamati da uno dei due escort, intenzionato a denunciare il padrone di casa: "Abbiamo consumato cocaina, ce l'ha data lui". E dal suo zaino era spuntato un flaconcino di droga dello stupro. La cocaina era effettivamente di Morisi, il cui legale ha spiegato essere stata acquistata "per la serata" ma senza "accordo preventivo" per usarla in tre. Escluso dunque l'illecito del "consumo di gruppo", tesi sposata anche dall'accusa. 

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