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DiMartedì, Sallusti incenerisce Davigo: "Ma se lo ha anche votato?", quello scheletro nell'armadio

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A DiMartedì si è consumato un confronto tra Piercamillo Davigo e Alessandro Sallusti in materia di giustizia. Ad aprire le danze è stato il direttore di Libero: “Io non capisco perché Davigo non ammetta che il metodo che lui denuncia di auto-protezione delle varie caste è esattamente quello adottato anche dalla magistratura. Quest’ultima si auto-gestisce e auto-protegge non punendo le pecore nere”.

 

 

“I magistrati - ha chiosato Sallusti - non sono migliori dei politici né giornalisti ovviamente, sono tutti uguali”. Allora è intervenuto Giovanni Floris, chiedendo cosa voleva Davigo dalla politica, cosa voleva realmente: “ Credo che abbia fatto il suo mestiere - ha risposto il direttore di Libero - e risulta che per lunghi tratti lo abbia anche fatto bene. Anche se a volte lo ha fatto con animosità e auto-assoluzione, la magistratura ha fatto dei processi alla politica in alcuni casi perché voleva abbattere una certa parte, questa è storia. Davigo non può negare che a tratti la magistratura ha fatto un uso improprio della giustizia contro la classe politica”.

 

 

“Io ho fatto il mio dovere nel modo previsto dalla legge, non ho mai inventato reati - è stata la replica di Davigo - visto che Sallusti ha scritto un libro con Palamara, sa bene che la magistratura lo ha cacciato e ha punito duramente gli altri che erano con lui in hotel. Invece per i due politici siamo ancora in attesa, i loro partiti se li sono tenuti cari”. “Le ricordo che lei ha votato in Csm il candidato proposto da Palamara”, è stata la frecciata di Sallusti. “Io l’ho votato prima di sapere che fosse stato proprio da lui”, la risposta di Davigo.

 

 

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