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DiMartedì, Piercamillo Davigo e la battuta di Berlusconi in Procura: "Rimanemmo sconcertati"

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Piercamillo Davigo ossessionato da Silvio Berlusconi. Accade anche a DiMartedì su La7, dove nella puntata del 16 novembre, l'ex magistrato racconta un aneddoto sull'ex premier. "Io e Gherardo Colombo rimanemmo sconcertati - inizia in collegamento con Giovanni Floris -. Fu sentito nell'anticamera del procuratore, c'erano delle coppe alle pareti vinte dalla squadra di calcio della procura. Lui disse: io ne ho vinte di più". E ancora: "Noi ci guardammo, lui era presidente di una squadra di serie A, come poteva paragonarsi a una squadra che giocava a Palazzo di Giustizia". 

 

 

Ma non è finita qui, visto che il nome del leader di Forza Italia è tra quelli in lizza per il Colle. Un'ipotesi che Davigo non vuole neppure contemplare: "Berlusconi al Quirinale? Comincerei a vergognarmi ancora di più di essere italiano". Poi è la volta di un altro nemico: Matteo Renzi. "Lui - attacca subito - dice che per anni sono stati i pm a decidere chi doveva fare politica e chi no? Veramente è esattamente il contrario. Molti hanno fatto politica anche quando erano sottoposti a procedimento penale".

 

 

 

 

 

 

 

Un'affermazione usata da Davigo per tornare in fretta e furia sul Cavaliere: "Un esempio è Berlusconi: era continuamente sotto processo penale, e non perché gli si dava la caccia, ma perché era come un prezzemolo. Ovunque lui mettesse le mani, veniva fuori il suo nome. Questo non ha mai inciso per nulla sulla sua carriera politica. Abbiamo avuto condannati che dopo la condanna sono stati fatti eleggere in Parlamento. Allora, di cosa stiamo parlando? In ogni caso, nessuno è rovinato da un’indagine, ma è rovinato dai fatti su cui cade quell’indagine. E se i fatti sono veri, certo che c’è una perdita di credibilità". 

 

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