Bruno Vespa, il retroscena inquietante: "Cesa disse no a Conte. Indagato e perquisito". Il "colloquio" con lo 007
Sulla mancata nascita del Conte ter, Bruno Vespa, nel suo libro Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando), svela un clamoroso retroscena. Osserva Antonio Polito sul Corriere della sera che "quando Renzi fece cadere il governo giallorosso, o giallorosa se si preferisce, si creò un fronte molto attivo per ottenere la riconferma per la terza volta, con una terza diversa maggioranza, dell’avvocato pugliese". E per riuscirci, continua Polito, si andò a caccia di voti tra i cosiddetti "Responsabili'. Ma le cose andarono diversamente e alla fine, anziché un Conte ter, Sergio Mattarella chiamò Mario Draghi.
Ma in questo scenario Vespa aggiunge un inquietante tassello. Racconta, infatti, "che Lorenzo Cesa decise di dire no alle offerte di Conte perché questi si rifiutò di passare prima per una crisi di governo, considerata da lui invece indispensabile per giustificare il sostegno del suo gruppo".
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"Cinque giorni dopo, all’alba di mercoledì 21 gennaio", rivela nel suo libro il direttore di Porta a porta, "uomini della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per ordine del procuratore Nicola Gratteri, perquisivano l’abitazione romana di Cesa contestandogli il reato di associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso".
E se questa coincidenza può essere certamente casuale e giustificata solo dalle esigenze dell’inchiesta giudiziaria, più inspiegabile è la successiva: «Subito dopo la perquisizione, il segretario dell’Udc ricevette la visita di un importante agente segreto che conosceva da tempo e che gli avrebbe detto, più o meno: non preoccuparti, questa storia si risolve, ma cerca di comportarti con saggezza». Non sarebbe la prima volta che pezzi dei Servizi tentano di influire sulla dialettica politica e parlamentare. Ma sarebbe interessante sapere, almeno, chi.