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Fanpage, gioco sporco anche contro la Lega: "Offerti soldi in nero"

Renato Farina
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Qui forniamo le prove di come lavorino i cacciatori di scalpi per conto della sinistra. Seminano trappolefuori da sedi e da circoli di destra. Travestiti da manager ma con misurata eleganza - peccato solo per l’accento napoletano, ma nessuno è perfetto - si presentano insinuanti, prudenti ma affabili: «Vi interessa un finanziamento in nero? Sono soldi di una importante società della City di Londra, siamo interessati a un rapporto organico con la destra, ma non possiamo scoprirci per ovvi motivi, per questo non vogliamo risultino tracciabili».

Finora si era conosciuta la storia di Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d'Italia. Ha messo il piede sulla mina. Cento ore di registrazione, tre secondi di pensiero traballante poi però rinnegato, ed è finito sfracellato. Il gioco è fatto, colpo riuscito. FdI sputtanata universalmente. Il fatto è che di storie di imboscate simili ce ne devono essere state tante. È la strategia della propaganda guerrigliera. Quando nell'imboscata restano bruciati loro, nascondono la mano amputata dalla loro stessa tagliola. Non fanno sapere nulla, perché non conviene alla causa rossa. Per una mina che è esplosa, quante altre sono state piazzate fuori dalle sedi e dai circoli di destra? Non si sa. Quel che è sicuro è che si tratta di un metodo. Claudio Borghi, deputato leghista, ha confessato che ci hanno provato con lui. Finsero di volerlo finanziare con opere d'arte per incastrarlo. Disse loro: non si fa. Sparirono. Ne conosce diversi del proprio partito e di altri di centrodestra sottoposti a questa prova del diavolo. Fin qui però nessun documento, solo il racconto di una persona perbene. 

 

 

Ma ecco che abbiamo in mano due registrazioni. Quasi mezz' ora in tutto. Non si riesce a decifrare perfettamente il dialogo. Ma basta e avanza per beccare il truffatore. È accaduto infatti che il presunto fascioleghista, o nazileghista- le definizioni le lasciamo alla fantasia malata di Repubblica- invece che finire scotennato ha ribaltato l'agguato, uscendone quale eroe di onestà e persino di liberalismo. Mettiamoci nei panni di chi puntava allo scoop, che non può essere per questa gente l'onestà cristallina del nemico, ma solo lo sfregio. Farlo sapere o no, al pubblico? Cosa dice l'etica? Figuriamoci. La morale di questi campioni di civismo ordina di infilare nel tombino quel che potrebbe giovare alla destra e non funzionerebbe per il bene della causa progressista. Due nastri. Stavolta non li ha messi in circolo il giornalista per impiccare in piazza il politico come corrotto, ma la parte è rovesciata.

A finire appeso alla sua trappola per facoceri è il bounty killer di Fanpage, Salvatore Garzillo. La preda doveva essere Massimiliano Bastoni detto Max, consigliere regionale e comunale della Lega, milanese. Garzillo butta il sopracitato amo truffaldino, dicendosi pronto a foraggiare la campagna elettorale del seguace di Alberto da Giussano, a condizione che fosse in nero. Bastoni ha tenuto acceso il cellulare in tasca. Ecco qualche frase ben intellegibile pronunciata da Max. «Non ho nulla da nascondere. C'è una legge che stabilisce che si possono fare le donazioni per sostenere una campagna elettorale sia di un singolo piuttosto che di un partito. Lo dichiari nella limpidezza più assoluta». «Ci sono dei privati che lo fanno a livello privato. Tutto è pubblico tutto certificato, è anche giusto che sia così». «Mi batto contro il monopolio di qualunque azienda, sia cinese, bulgara, americana. Io lo contrasto dal punto di vista ideologico. Ci sta che chi sostiene questo tipo di battaglia mi sostenga anche a livello economico. Se un'azienda finanzia questa posizione va bene, non per fare una certa legge che l'avvantaggia. Non sono uno che vende le proprie idee. Negli anni Settanta gli operai sostenevano il Partito comunista perché difendeva i loro diritti, non penso fosse una cosa scandalosa. Hanno fatto a Milano la lista Lgbt. Qualcuno magari li sosterrà anche economicamente. È uno scandalo? Non è uno scandalo. Non condivido le loro idee, ma ci sta. L'importante è non andare contro le regole». «Vuoi finanziarmi? Non c'è problema. Però mi serve la tracciabilità. Siamo uomini pubblici ed è giusto che siamo tenuti sotto osservazione».

 

 

 

Perché tocca trascriverlo noi, e il video non è stato trasmesso da La7 come per Fidanza? E questo sarebbe l'arci-meritorio "giornalismo d'inchiesta sotto copertura" tirato in faccia a Giorgia Meloni a Piazza Pulita? Ma và là. Giornalismo? È ciarpame. Non registra fatti, selezionai frammenti utili al botto finale della campagna elettorale in corso, per uccidere la reputazione dei partiti di centrodestra, e sgarrettarli non solo per queste elezioni amministrative, ma per svilirne dignità e forza in vista delle elezioni del capo dello Stato e oltre. Roba da agente provocatore.

In Italia questa fattispecie di operazione è vietata a magistrati e polizia giudiziaria. Qui abbiamo un surrogato. In America l'agente provocatore avrebbe depositato ad uso delle parti tutte le registrazioni, non solo quelle di comodo per l'accusa. Come disse il cardinale Richelieu: «Datemi sei righe scritte dal più onesto degli uomini, e vi troverò una qualche cosa sufficiente a farlo impiccare». Non è giornalismo, è depistaggio. 

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