Mimmo Lucano, "un politico di razza dietro alla mia condanna"? Smascherato, il sospetto: chi accusa
Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace condannato a tredici anni per la gestione dell'accoglienza agli immigrati ora si sente abbandonato dai due poteri che lo avevano tutelato: politica e giustizia. Riporta il Giornale che se a contribuire alla incriminazione e alla condanna del sindaco sono stati magistrati di tutte le correnti Lucano è stato aiutato da "qualche manina eccellente", da qualche "toga" con la benedizione del Consiglio superiore della magistratura.
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Del resto pure un ex giudice come Luigi De Magistris, si osserva, ha accolto Lucano nelle sue fila, e questo qualcosa vorrà dire. Ma la "manina" che venne in aiuto a Lucano ha un nome e un cognome: "Emilio Sirianni, esponente di Magistratura democratica, che venne intercettato dalla Guardia di finanza mentre dava istruzioni a Lucano su come difendersi, compreso il consiglio di non parlare troppo al telefono".
Alfonso Bonafede che allora era ministro della Giustizia, "mise Sirianni sotto procedimento disciplinare: il Csm lo salvò con una sentenza secondo cui dare consigli a un indagato rientrava tra i diritti del magistrato. Difficile immaginare il Csm decidere ugualmente se a ricevere consigli fosse stato un indagato di altra risma". La domanda ora è: con chi ce l'ha, adesso, Lucano? "Se il politico di razza cui accenna potrebbe essere Marco Minniti, il magistrato importante è meno facile da identificare."
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