Veneto, modella violentata dal fotografo. Dopo 3 anni, "denuncia ferma": com'è costretta a campare oggi
Una violenza sessuale lunghissima per una ragazza di 21 anni che aveva cominciato da qualche mese la sua carriera di modella di nudo artistico ed erotico. "Il set è iniziato come tanti, il luogo scelto era un bosco appena fuori Mestre – racconta Sofia Mainenti, veronese di nascita e oggi di casa nel Rodigino —. Non mi sono sentita a mio agio fin dalle prime pose, ma quando il fotografo mi ha violentato non sono riuscita a reagire, sono rimasta paralizzata", racconta al Corriere della Sera.
E solo dopo tre anni di distanza dalla denuncia, le indagini si sono mosse a rilento e il caso di Sofia, oggi ventiquattrenne, è passato da un tavolo all’altro della procura di Venezia. "Quando abbiamo organizzato il set, il fotografo si era presentato con un nome falso – continua la modella — dopo la mia denuncia le forze dell’ordine si sono limitate a cercare il nome vero, ma poi la cosa si è fermata là".
Un foglio di carta firmato dalla Procura afferma la conferma che un’indagine in corso, ma nessun risultato. "Quando ho fatto la denuncia ho fornito il numero telefonico del fotografo, ho fatto una descrizione accurata della persona, ho dato gli account di Instagram attraverso cui mi aveva contattata e ho raccontato tutta la vicenda allegando anche le foto che mi aveva fatto tranne quelle della violenza che lui non ha mai voluto consegnarmi – continua Sofia – Io ero alle prime esperienze come modella e non sapevo nemmeno che esistessero i centri antiviolenza a cui chiedere consigli. Nessuno mi ha aiutato in nessun modo", ha spiegato. "L’aggressione è avvenuta a settembre del 2018, la denuncia con richiesta di sequestro delle foto pornografiche è del dicembre dello stesso anno – spiega Sofia – Mi era stato detto che in sei mesi avrei avuto giustizia. A distanza di tre anni sono stata lasciata completamente sola, soffro continuamente di incubi e ho l’impressione che nessuno voglia credermi. Ora voglio un tribunale e voglio che un giudice mi dica che quello che mi è accaduto è una cosa reale. Mi sento pazza da troppo tempo e so di non esserlo", conclude.