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Michael Giffoni, l'ambasciatoreassolto dopo 7 anni: "La mia vita è distrutta", un errore assurdo
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"La mia vita è stata distrutta. Una prova durissima di resistenza fisica, morale e materiale": l'ambasciatore Michael Giffoni, 56 anni, newyorkese di nascita e italiano per spirito di servizio, è stato assolto dai giudici dell’ottava sezione penale a Rebibbia dopo un calvario durato 7 anni. Era stato accusato di traffici in Kosovo e per questo fu cacciato e radiato. "Quel che m’hanno inflitto in questi sette anni e mezzo, per un ambasciatore equivale alla pena capitale. Sì, non lo dico io, lo dice una legge del 1953: la radiazione d’un diplomatico è equiparata alla fucilazione per alto tradimento in tempo di guerra… E loro m’hanno fucilato, senza alcun diritto di farlo", ha detto in preda all'emozione, come riporta il Corriere della Sera.
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I giudici hanno appurato come l’ambasciatore Giffoni non c’entrasse proprio nulla con quel suo collaboratore locale che fra il 2008 e il 2013 trafficava in visti e permessi di soggiorno. L'assoluzione, infatti, è arrivata perché "il fatto non sussiste". Forse, però, un po' troppo tardi. Lui, infatti, è stato il primo, anzi l’unico, a essere cacciato con disonore: "Senza che nemmeno fosse cominciato il processo, il ministero degli Esteri mi tolse tutto: rango, incarichi, stipendio. Feci due volte ricorso al Tar, che per due volte mi reintegrò. Ma per due volte la Farnesina ribadì la mia destituzione: una a firma dell’allora ministra Federica Mogherini; la seconda, del segretario generale Elisabetta Belloni. Ero accusato di dolo e colpa grave, senza uno straccio di sentenza penale contro di me".
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Giffoni, che nella storia sarà ricordato perché fu il primo ad aprire una nostra ambasciata a Pristina, subito dopo l’indipendenza del Kosovo, ha detto anche: "Non so se in Kosovo io abbia mai toccato interessi o suscettibilità. Non me la sento neanche di dare colpe. Credo che il mio caso sia stato più che altro un impazzimento. Un accanimento feroce e disumano. Di chi conosceva il mio profondo attaccamento al Paese e ai valori dell’Ue".
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