Silvio Berlusconi, perizia psichiatrica? Filippo Facci: chi sono i magistrati fuori di testa che ne hanno bisogno
Non è quel tipo di persona che alle parole «psichiatra» o «neurologo» o «psicologo» si mette a urlare «Io non sono mica matto» perché ignora la medicina ola vita: lui è quello che nel 1990 omaggiò gli amici con un'edizione privata dell'Elogio della Follia di Erasmo da Rotterdam, rilegata a mano e in pelle, stampata su carta avorio espressamente fabbricata per lui dalla tipografia Campi, composta in monotype come due secoli fa: va da sé che per «folle» indicava se stesso, come scrisse nella prefazione dove rammentava come l'intuizione rivoluzionaria sia «sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso». Quindi non è che Berlusconi abbia paura delle parole o dell'ignoranza: dovrebbe aver paura dei giudici (in senso lato, o anche frontale) perché la questione è giudiziaria. Qui in effetti non si tratta della perizietta d'ufficio, o di una che chieda di formalizzare lo stato di salute di Berlusconi magari informandosi dall'esercito di luminari che lo assiste da anni (tutti complici suoi) ma si tratta, bensì, di non accettare dei giudici che ormai discettano e pontificano su qualsiasi argomento a qualsiasi livello e che senza la loro autorevole ed autorizzata perizia (perché la perizia sono loro) farebbero periziare anche il Sole affinché renda conto di dove vada a nascondersi tutte le notti.
Pregiudizio?
Ora vogliono una perizia (anche) psichiatrica che si protragga per due mesi perché gli italiani, eh, gli italiani devono sapere: bramano di conoscere se realmente il paziente di 84 anni abbia avuto «importanti episodi di recrudescenza su un quadro di "long covid" aggravato da patologie esistenti e in parte sopravvenute» (che cosa strana, e sospetta) e soprattutto sono stupefatti perché nelle relazioni, quelle dei medici di Berlusconi, «non viene indicato un termine ragionevole entro il quale poter avere un possibile miglioramento». Pazzesco: non hanno la palla di vetro non possono esprimere una valutazione, direbbe un giudice, «prognostica». Eh, in effetti la vita non è molto prognostica. Ma bisogna darsi da fare lo stesso, ci sono ben 28 persone tra cui molte «olgettine» accusate anche di falsa testimonianza nel processo «Ruby» rifatto in pratica per la terza volta, in attesa della quarta (se Berlusconi sarà vivo: si attende perizia dei giudici) e insomma il Paese vuole sapere, forse lo vuole anche l'Europa. Ma quale pregiudizio: l'hanno capito tutti che la magistratura nei confronti di Berlusconi non ne ha. Nessuno pensa che stiano facendo ogni cosa possibile e immaginabile (anche inimmaginabile, ormai) per condannarlo e spazzarlo via dagli scenari italiani di cui si ostina a essere un perno. Ieri il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano ha detto che Berlusconi «se non fosse supportato da una serie di medici infinita, e di avvocati, sarebbe qui a farsi il processo». Ah, ecco, i soliti privilegi dei ricchi: farsi curare al meglio, e persino difendersi al meglio da una magistratura notoriamente inoffensiva, che certo non ce l'ha con lui. La perizia psichiatrica - ma lo scriviamo da anni - andrebbe fatta obbligatoriamente ai magistrati, che decidono della vita umana al pari o molto più di altri professionisti che le perizie sono abituati a farle: chirurghi e medici e piloti e autisti su tutti.
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La casistica
Andrebbe rispolverata la casistica raccolta da un ex consigliere del Csm, laddove si ricordava che i magistrati italiani non vengono sottoposti a esami psichiatrici (né prima né durante) come appunto è obbligatorio per altri professionisti. Se un giudice è pazzo, posto che ce ne si accorga, pazienza: deciderà della libertà altrui. In passato raccontammo di un giudice che si vide respingere una denuncia perché ritenuto infermo di mente: concluse tranquillamente la sua carriera; del giudice che in piena udienza si alzava gridando «Ho i ceci sul fuoco», di uno che era fissato sull'incostituzionalità dell'ora legale (andava alle udienze in base all'ora solare) e c'è anche quello che aveva compiuto atti osceni con un ragazzo adescato al cinema ma fu prosciolto dal Csm che gli riconobbe una totale incapacità di intendere e di volere: ma riprese servizio. Il collega e amico Stefano Zurlo, anni fa, raccolse una grande quantità di sentenze emesse dalla sezione disciplinare del Csm su magistrati che non avevano pagato il conto al ristorante, avevano dimenticato innocenti in carcere, perso fascicoli e anni di lavoro altrui, che in qualche caso erano - loro sì - da periziare perché erano davvero mezzi pazzi, uno l'avevano visto chiedere l'elemosina per strada, un altro aveva spalmato l'ufficio di Nutella, un altro aveva urlato «ti spacco il culo» a un avvocato: gente che era in piena attività ma di cui non possiamo neppure conoscere i nomi, perché il Csm, con lettera del 27 agosto 2008, ha invocato la legge sulla privacy e la protezione dei dati personali: come per i minori e le vittime di violenze sessuali. Insomma, prima di chiedere una perizia psichiatrica per Berlusconi, come dire, i giudici potrebbero dare il buon esempio.
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