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Alessandro Sallusti e il referendum sulla cannabis: "Perché da liberale dico no"

Approvazione Cannabis Uruguay

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Non capisco la novità insita nel referendum sulla liberalizzazione di alcune droghe visto che le droghe sono già oggi, purtroppo, facilmente reperibili e a buon mercato. Non ho mai sentito dire a qualcuno: "Non mi drogo perché è proibito", tanto che ne fanno uso milioni di italiani, dai giovani diseredati delle periferie ai ricchi borghesi passando per sportivi, star dello spettacolo e intellettuali. Tutto ciò, apparentemente, dovrebbe essere una buona ragione per la loro liberalizzazione, tanto poco o niente cambierebbe nella realtà se non togliere l'ebbrezza di commettere peccato sociale quale è oggi l'assunzione di una sostanza vietata. Il mio rapporto con la droga si ferma a un caso simile - non nel tipo di sostanza - a quello capitato a Indro Montanelli e da lui raccontato: «Una volta, per errore, una mia amica inglese curò il mio raffreddore con una polverina bianca che, solo dopo, seppi essere cocaina. Ringrazio quella mia amica perché stetti tanto male che, da quel momento, ho imparato ad evitare ogni tipo di droga per il resto della vita». Solo fortuna, quindi, se mi sono salvato da una delle piaghe della mia generazione. Ma non è questo il punto, ovviamente. Un liberale, in linea di principio, dovrebbe essere favorevole alla liberalizzazione tanta è la sua avversità a ogni obbligo, regola o divieto imposta dallo Stato, sulle droghe come sui vaccini. Ma allora perché anche i liberali spingono per una più rigida regolamentazione dell'immigrazione? In fondo parliamo della libertà di essere umani di spostarsi nel mondo, quindi anche in Italia, come meglio credono. La risposta è che essere liberale non significa essere per forza insensibile a temi che riguardano la sicurezza individuale e quella nazionale oltre che la sopravvivenza della propria cultura. Probabilmente appartengo a quella minoranza chiamata "liberal -conservatore", cioè liberale in economia ma conservatrice nei valori. E mi spiace, ma per quanto mi sforzi nelle droghe, leggere o non, non vedo alcuna compatibilità con i nostri valori. Mi affido al giudizio di un anarchico liberale, Giovannino Guareschi, sui giovani a lui contemporanei: «Ne ho le tasche piene dei loro problemi. Un tempo avevano come ideali la religione, la famiglia, il lavoro. Hanno detto loro che erano droghe e ci hanno creduto, ma subito dopo hanno cercato altri tipi di droghe», e per loro non è finita benissimo. Per cui a questo referendum, se mai ci sarà, voterò convintamente "no" e chi vuole drogarsi continui pure a farlo.

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