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DiMartedì, Piercamillo Davigo contro Greco: "Ha commesso un reato? Infatti...". Toghe, punto di non ritorno

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"Sì, Francesco Greco ha violato la legge". La faida delle toghe a Milano tocca vertici senza precedenti. Pieracamillo Davigo, in collegamento con Giovanni Floris a DiMartedì, scarica una mitragliata di sospetti e accuse sul procuratore di Milano, che a sua volta pochi giorni fa in una intervista al Corriere della Sera aveva attaccato frontalmente l'ex collega ai tempi di Mani Pulite. 

 

 

 

 

"Aver fatto uscire dal perimetro del segreto investigativo dei verbali secretati è un atto irresponsabile - spiegava Greco sul caso Amaro e Loggia Ungheria -. L'uscita era nell'interesse di Davigo che non si è preoccupato assolutamente della sorte del procedimento e quando ha lasciato il Csm quei verbali li ha abbandonati. Fatto imbarazzante". 

 

 

 

 

Davigo, che secondo il Fatto quotidiano avrebbe intenzione ora di querelare Greco, controbatte in diretta televisiva: "So che l'iscrizione nel registro degli indagati di Amara è avvenuta solo sei mesi dopo l'acquisizione della notizia di reato, dopo che il Pg della Cassazione, informato da me, ha chiamato Greco".

 

 

 

 

Il pm Storari si era rivolto a Davigo, all'epoca dei fatti ancora membro del Consiglio superiore della magistratura, perché Greco non dava il via libera all'iscrizione del teste Amara, che aveva rilasciato dichiarazioni potenzialmente devastanti su una loggia segreta, definita appunto Ungheria, che a suo dire raggruppava magistrati e uomini delle istituzioni. Sul perché Greco non l'abbia fatto subito, incalza Davigo, "non lo so".

 

 

 

"Ma così avrebbe commesso un reato?", domanda Floris. "Sì, infatti Greco è indagato per abuso d'ufficio". Scene di guerriglia in una magistratura italiana sempre più balcanizzata.

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