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Giustizia, Giuseppe Conte smentisce Marco Travaglio: "Eravamo forse un po' impreparati"

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"Mai pensato a causare una crisi di governo". Giuseppe Conte, dopo l'accordo sulla riforma della Giustizia in Cdm, ribadisce la fedeltà dell'M5s al governo Draghi. Il M5S ha avuto 40 assenti. Un deputato voterà contro e in assemblea altri due hanno definito quel testo "un abominio". "Nel nuovo corso del M5S la presenza compatta sarà la cifra della nostra forza politica. Sulle assenze mi sono espresso ieri: non mi piacciono. Ma la fiducia è assicurata", ribadisce l'ex premier in una intervista alla Stampa. "Grazie alle nostre osservazioni il governo ha ammesso pubblicamente che servivano importanti miglioramenti sul testo originario e si è predisposto ad attuarli". E il testo che il M5S aveva votato compatto in Cdm, salvo poi sconfessarlo. "In quel momento non c'era una leadership chiara e riconosciuta con cui il premier e gli altri partiti potevano interloquire. La nostra forza in questa trattativa è stata che non abbiamo fatto valere bandierine ideologiche ma l'interesse generale", spiega Conte.

 

 

 

Sullo sfondo, dopo la riforma della giustizia, anche la possibilità di discutere del reddito di cittadinanza: "Sulla giustizia ci siamo fatti trovare forse un po' impreparati, perché eravamo in piena transizione e non siamo riusciti a esprimere chiarezza di posizioni. Sul Reddito non ripeteremo lo stesso errore, perché non permetterò nemmeno che si arrivi a metterlo in discussione. Il Reddito di cittadinanza non si discute, al massimo si migliora", chiarisce Conte lanciando un messaggio a Salvini e Renzi che vorrebbero abolire la legge, ma anche a Draghi. 

Notevole, comunque, il fatto che lo stesso Conte ammetta la sostanziale sconfitta del M5s sulla riforma della giustizia firmata Marta Cartabia. "Ci siamo fatti trovare impreparati". L'ex premier e presunto avvocato del popolo conferma di fatto il ko tecnico subito dal suo partito. E chissà cosa ne penserà Marco Travaglio, nuovamente smentito dal suo pupillo. Già, perché Travaglio, sul Fatto Quotidiano, aveva spacciato l'accordo sulla giustizia come un sostanziale trionfo del M5s, o meglio di Conte, raffigurato con guantoni da pugile dopo aver fatto gli occhi neri a Draghi e Cartabia. Come detto, seconda smentita: Conte infatti aveva bollato come menzogneri dei virgolettati a lui attribuiti dal Fatto in cui si diceva pronto a staccare la spina al governo.

 

 

 

 

Infine, fra pochi giorni, Giuseppe Conte dovrebbe essere indicato leader del Movimento. Alla domanda se Luigi Di Maio sta con Draghi o con l'ex premier, risponde così: "In quest' ultimo passaggio sulla giustizia abbiamo introdotto un nuovo metodo di lavoro che varrà anche in futuro. Il leader di turno non decide da solo, ma mette al tavolo tutti coloro che sullo specifico dossier hanno titolo per essere coinvolti. È dal confronto che scaturisce la sintesi finale, che ovviamente spetta al leader. Dopodiché tutti ma proprio tutti devono uniformarsi alla decisione e all'indirizzo assunti, altrimenti non avremo un movimento politico ma un condominio. La libertà di coscienza non va invocata a sproposito. Altrimenti maschera la libertà di incoscienza. Tutti i ministri e non solo Luigi hanno pienamente accolto questo nuovo metodo di lavoro collegiale. Se abbiamo ottenuto di correggere significativamente il testo originario sulla giustizia è stato solo grazie alla compattezza che abbiamo avuto tra vertice politico, commissioni competenti e delegazione governativa. Nessun dualismo con Di Maio"

 

 

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