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Bruno Vespa, il retroscena sulla giustizia: "Al punto di rottura", così Mario Draghi ha piegato Giuseppe Conte

Bruno Vespa

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"La riforma Cartabia è stato uno spartiacque nella breve vita del governo Draghi". Questo il pensiero di Bruno Vespa sulle colonne del Giorno. Il M5s non ha potuto imporre il proprio punto di vista, come invece aveva fatto nel primo governo Conte con la Lega e nel secondo con il Partito democratico. "Mario Draghi ha fatto capire al suo predecessore (che non ama, non riamato) che si era arrivati al punto di rottura. L'intelligenza di Giancarlo Giorgetti e di Luigi Di Maio, con la silenziosa benedizione di Beppe Grillo, ha evitato il primo passo verso una crisi", rivela Vespa.

 

 

 

"La proposta iniziale era un decoroso avvicinamento all’abbecedario del garantismo previsto peraltro dalla Costituzione. Permangono elementi di debolezza, come l’assenza di limiti nella durata del processo di primo grado e la semplice previsione di un possibile procedimento disciplinare al magistrato che non rispetti i tempi del procedimento nella fase delle indagini", analizza Vespa sulla riforma della giustizia proposta dalla Guardasigilli.

 

 

Vespa infine puta il dito sul grande colpo d'immagine subito dai grillini: "La caduta del totem del processo eterno previsto dalla riforma Bonafede è un risultato di indubbio valore. La Cartabia si è detta certa della lealtà della maggioranza e di un sollecito passaggio in Parlamento. Sembra certo che - fosse stato per Conte - il provvedimento non avrebbe avuto il voto dei ministri del Movimento a meno di rinvio a quando lo stesso ex premier sarà incoronato capo dei Cinque Stelle: incarico che lo avrebbe portato a giocare al rialzo". Ma con Draghi come premier ora questo non è più possibile.

 

 

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