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Giustizia, il M5s annuncia l'astensione e Mario Draghi sospende il CdM: governo nel caos

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A Palazzo Chigi, sospeso dopo meno di un'ora il Consiglio dei ministri, già iniziato con enorme ritardo. Scontro totale sulla riforma della Giustizia. La delegazione del M5s è arrivata all'appuntamento molto dopo il previsto che per tutta la mattinata Giuseppe Conte e i componenti pentastellati del governo si sono confrontati proprio sui contenuti della riforma firmata da Marta Cartabia. Dopo lo stop ai lavori del CdM, è ripartito il confronto ai massimi livelli del governo.

Per capire quanto sia alta la tensione, basti pensare che il CdM, previsto per le 11.30, è iniziato ben dopo le 13: i ministri grillini erano in riunione con Conte. Quando hanno comunicato l'intenzione di astenersi a Mario Draghi, il premier ha subito sospeso i lavori, temendo che i grillini potessero fare altrettanto, o peggio, in aula. A questo punto, secondo Dagospia, diventa decisivo il ruolo di Beppe Grillo nel tentare di ricomporre la situazione.

Pochi istanti prima che iniziasse la seduta, i grillini hanno alzato la posta, facendo sapere che non accetteranno alcuna mediazione sulla mafia e sui processi che riguardano i reati del  416 bis.1 che agevolano l’attività delle associazioni di tipo mafioso o si avvalgono dell’appartenenza alla mafia oltre al concorso esterno. Nel dettaglio, si tratta di casi quali tentato omicidio, corruzione, tentata strage, estorsione, riciclaggio, sequestro di persona commessi per agevolare la mafia. I grillini guidati da Giuseppe Conte, insomma, entrano sempre più in rotta di collisione con la riforma Cartabia, chiedendo garanzie sui processi di mafia. Ma non solo: i pentastellati hanno avanzato anche ulteriori richieste, quali quelle sull’associazione a delinquere non di stampo mafioso. 

Anche Matteo Salvini, da par suo, aveva  chiesto che i tempi della prescrizione venissero aumentati anche per i reati di droga e violenza sessuale. In consiglio dei ministri è stata portata una ipotesi di mediazione: su tutti i casi in esame potrebbe essere introdotta una norma transitoria, valida fino al termine del 2024. 

Per certo, Mario Draghi vuole tagliare al massimo i tempi della riforma, da approvare prima dell'imminente avvio del semestre bianco. Indiscrezioni della viglia davano conto della possibilità che il testo fosse portato così come era stato pensato in origine alla prova dell'aula, prevista per domani, venerdì 30 luglio. Questo CdM, in verità, è l'ultimo tentativo di mediazione: in caso di fallimento, domani in aula potrebbe davvero accadere di tutto.

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