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Roberto Fico, il retroscena: "Non fare casini, stai con Di Maio". Ma il presidente smentisce la frase

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Riceviamo e pubblichiamo:

In riferimento al seguente articolo, pubblicato nella versione online del 27 luglio 2021 dal titolo «Roberto Fico, il retroscena: "Non fare casini, stai con Di Maio". Intercettato col ministro: caos nel M5s e nella maggioranza» il portavoce del Presidente della Camera dei deputati precisa che “le frasi attribuite al Presidente Fico da Dagospia e da voi riportate non sono mai state pronunciate dello stesso”.

Si chiede dunque di rettificare quanto pubblicato in ossequio alla normativa vigente.

Cordialità,                        
Roma, 28 luglio 2021
 

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Tiene banco la discussione attorno alla riforma Cartabia, che andrà a rimpiazzare la riforma della Giustizia promossa dall'ex ministro pentastellato Bonafede. "Senza modifiche sui processi per mafia, non voteremo la fiducia", è la posizione di Giuseppe Conte, che la riforma Cartabia non sembra proprio riuscire a digerirla. L'ex premier e neo-leader del MoVimento aveva bisogno di esprimersi a riguardo, di far capire di essere tornato di nuovo in gioco e per farlo ha scelto un tema largamente preoccupante e condivisibile, ossia i reati di mafia. Reati per i quali sono previste pene minori e che non possono - secondo i cinquestelle -. Finire in prescrizione dopo tre anni. 

 

 

Lo ha rimarcato negli ultimi giorni anche il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, uno dei primi togati a rispedire al mittente il testo del Guardasigilli. L'adesione di Conte alla  posizione di Gratteri ha tutto il sapore anche di un espediente per tenere insieme i brandelli di un MoVimento tagliuzzato e ricucito, con l'intento di unire i pezzi anche con l'ala governista di Beppe Grillo e Luigi Di Maio. A tal proposito sono emblematiche anche le parole di Roberto Fico al seguace Federico D'Incà: "Non fare casini, stai con Di Maio", come riporta anche Dago

 

 

Bisogna inoltre considerare che tra l'assunzione del nuovo personale amministrativo e dei prossimi magistrati di prima nomina e la loro completa messa a regime dei tribunali trascorrerà giusto il tempo che ci separa dalla conclusione della legislatura. Le conseguenze? Il testo attualmente in esame potrebbe rimanere lettera viva, ma di fatto inapplicata dagli attuali protagonisti. Impossibile poi prevedere il prossimo governo che uscirà dalla urne del 2023. Il Giudizio di Bruxelles sulla riforma della giustizia italiana, sarà poi cruciale per le tranche più robuste del Recovery Plan, per lo più a debito, ma comunque vincolate proprio a riforme radicali sulla giustizia. 

 

 

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