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Riforma Cartabia, "voto di fiducia". Basta giochetti, 5 stelle spalle al muro. Voci da Palazzo Chigi: il premier è stufo

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Sul decreto Giustizia, in Aula il 30 luglio, ci sarà la fiducia. Il Consiglio dei ministri ha autorizzato il governo su richiesta di Mario Draghi. In conferenza stampa il premier ha spiegato: "Riguardo al decreto Giustizia, ho chiesto al Consiglio dei ministri di poter porre la fiducia. Siamo aperti a miglioramenti di carattere tecnico. Siamo molto disponibili". Poi ha avvertito: "La fiducia non è minaccia di elezioni". Un colpo basso per i 5 Stelle che avrebbero contrattare fino alla fine su molti punti del decreto, quello della prescrizione e dell'improcedibilità in primis. Resta da capire cosa deciderà di fare Giuseppe Conte adesso. Si metterà di traverso o lascerà tutto com'è?

Basti pensare che sul tavolo ci sono 1.631 subemendamenti e che di questi ben 917 sono del Movimento 5 Stelle che non riesce a mandare giù il boccone amaro della cancellazione della riforma di Alfonso Bonafede. Sul punto è intervenuta anche la ministra Marta Cartabia, che ha partecipato alla conferenza con Draghi e col ministro della Salute Roberto Speranza: "Il tema della riforma della giustizia è difficile ma ineludibile, il problema della durata dei processi è grave in Italia. Questa non è la riforma della prescrizione ma la riforma complessiva del sistema giustizia che ha lo scopo di abbreviare i processi lunghi ed evitare impunità". 

Parlando dell'attività dell'esecutivo, poi, la ministra ha aggiunto: "Il governo ha messo in campo risorse umane, digitalizzazione, riforma organizzativa e processuale, non si può guardare il singolo effetto che può avere quel termine che è assolutamente raggiungibile nella stragrande maggioranza delle corti d’appello. Stiamo lavorando per fare in modo che nessuno possa dire non ce la faccio in tempo".

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