Giustizia, Mario Draghi e la mossa "segreta" per stanare il M5s: fiducia sulla riforma
Il premier Mario Draghi si va sempre più convincendo che l'unica strada per chiudere la querelle sulla riforma della Giustizia è quella di porre la questione di fiducia. Una delle ipotesi è quella di autorizzarla già nel Consiglio dei ministri in programma oggi giovedì 22 luglio sulle norme anti-Covid. Palazzo Chigi avrebbero ipotizzato una serie di modifiche - minime e quasi tutte tecniche - che Giuseppe Conte avrebbe però rimandato al mittente, ritenendole insufficienti. Dopo il colloquio di lunedì scorso a Palazzo Chigi, tra Mario Draghi e il suo predecessore sembra si sia rialzato un muro.
Per il premier l'intesa è già stata ratificata in Consiglio dei ministri: solo piccoli ritocchi, ma l'impianto generale non si tocca. Il problema, però, è la tempistica. Il 3 agosto si apre infatti il semestre bianco. Conte farà di tutto per portare la riforma della Giustizia a settembre e magari oltre. "Con Draghi che, anche agli occhi dell'Europa, si ritroverebbe nel pantano della politica italiana. A Palazzo Chigi hanno ben chiaro il problema. Ed è per questo che vorrebbero chiuderla al più presto, con la nuova calendarizzazione in Aula per il 30 luglio, così che dalla settimana seguente sia possibile contingentare i tempi a Montecitorio ed evitare la fiducia", scrive il Giornale.
E in questo senso gli occhi sono puntati su come si muoverà il presidente della Camera, Roberto Fico. "Se la mediazione non andasse a buon fine, a Palazzo Chigi si resta sulla linea della fiducia. Che, essendo il testo originario quello dell'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, sarebbe su un maxi-emendamento governativo che di fatto riscriverebbe la riforma. Da un punto di vista parlamentare, obiettivamente una forzatura. Ma il semestre bianco incombe", conclude il Giornale.
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