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Beppe Signori, dalla Nazionale all'embolia cerebrale: "Colpa dei pm", la drammatica denuncia

Giovanni Terzi
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Un giovane prende la palla e dribbla, con velocità ed astuzia, il difensore avversario nello stadio Pino Zaccheria di Foggia e con la palla al piede calcia, in modo preciso e violento, nella porta difesa da un grande portiere, quel Claudio Taffarel che pochi anni dopo diventerà campione del mondo con la nazionale brasiliana. «Il mio primo gol in serie A fatto alla quinta giornata di campionato è forse quello che maggiormente mi è rimasto nel cuore». Chi parla è Giuseppe Signori, per tutti Beppe, centottantotto gol nel campionato di serie A italiano e nono marcatore assoluto al pari di Alessandro Del Piero e Alberto Gilardino. Beppe Signori aveva ventun anni e stava segnando in quella squadra allenata da Zdenek Zeman chiamato il "Foggia dei miracoli ", alla cui presidenza c'era un grande imprenditore, purtroppo mancato quest' anno: Pasquale Casillo. Il "Foggia dei miracoli" nasce nel 1989 ed è stato caratterizzato dal modulo (4-3-3, spiccatamente offensivo) e dal gioco spumeggiante. Quella squadra, dopo aver vinto il campionato di serie B nell'anno 1990-91 con il miglior attacco del campionato, si ritrovava a giocare con una squadra impegnativa come il Parma. Il Foggia però, con quello che era considerato il "trio delle meraviglie" dei giovani Baiano, Rambaudi e Signori, non era da meno.

Beppe, dapprima nel 1991 il tuo primo gol in serie A e poi, tre anni dopo, la chiamata in nazionale da parte di Arrigo Sacchi per i Mondiali in Usa. Hai qualche ricordo?
«Ho il ricordo che purtroppo fummo ad un passo dal vincere i Mondiali. Avevamo iniziato molto male e fummo ripescati dopo il girone di qualificazione ma piano piano la squadra salì fino ad arrivare alla finale con il Brasile».
E lì, ai rigori, perdeste...
«Iniziò Baresi sbagliando ma rimediò Pagliuca parando il rigore successivo ma poi, purtroppo, fallì Massaro, la cui conclusione non irresistibile venne respinta proprio da Taffarel a cui avevo segnato il mio primo gol in serie A. Sul dischetto andò Dunga per il Brasile che non sbagliò, spiazzando Pagliuca ed a questo punto i verdeoro, a un tiro dalla fine, si ritrovarono in vantaggio 3- 2: per vincere, sarebbe bastato che il loro ultimo rigorista facesse gol. Ma non fu necessario arrivare a ciò poiché Roberto Baggio, nonostante fosse uno degli specialisti dagli undici metri, tirò alto il quinto e ultimo penalty degli azzurri. Il Brasile vinse così il mondiale».
Quel mondiale che venne dedicato ad Ayrton Senna, il pilota brasiliano morto ad Imola il 1 maggio di quell'anno. Ci sono analogie tra la nazionale del 1994 e quella di oggi campione d'Europa ?
«Secondo me non molte e come ho già detto noi abbiamo iniziato molto male mentre l'Italia campione d'Europa è partita molto bene con la consapevolezza delle proprie forze. Mancini ha avuto la capacità di ricreare e ricostruire un gruppo che dopo Totti e Del Piero si era sfilacciato facendosi male da solo e non solo...».
Cos' altro ?
«Mancini ed il suo team fatto dal massaggiatore, dall'accompagnatore, da Lombardo e Salsano passando da Evani e Vialli hanno costruito entusiasmo tra la gente è questa è la cosa più importante. Il nostro Paese, dopo un anno e mezzo di pandemia, aveva bisogno anche di questo momento di leggerezza e condivisione».
Secondo te chi è stato il leader del gruppo?
«Ti rispondo dicendo che il gruppo è stato leader. Mancini ha costruito qualcosa di formidabile con una panchina lunghissima dove ogni giocatore, quando chiamato a rispondere, dava il meglio di se e diventava indispensabile».
Hai voglia di fare qualche esempio?
«Locatelli è entrato ed ha fatto una doppietta decisiva. Stessa cosa Chiesa, Berardi, Pessina. Lo stesso Immobile è stato decisivo anche tornando in difesa e giocando con umiltà. Senza parlare di Spinazzola che fino all'infortunio ho considerato il miglior giocatore degli europei».
Tra un anno ci saranno i mondiali a Dubai. Non credi che le aspettative elevate possano essere un elemento di criticità nel gruppo?
«I mondiali sono un'altra storia a parte. Io credo che nazionali come Germania, Spagna o Francia non siano mai in crisi ed a queste dobbiamo aggiungere le squadre sudamericane come Argentina, Brasile, Colombia: insomma tra un anno sara tutto diverso ma con questo gruppo credo che potremmo dire sempre la nostra».
Dove hai visto, e con chi, le partite?
«Con qualche amico e sempre con la mia famiglia».
Hai detto, durante la partita Italia-Spagna, "il primo che sbaglia il rigore vince la partita". Ed hai avuto ragione. Come mai questa tua affermazione?
«Statisticamente, anche se sembra paradossale, è così. Questo accade perché cambia, per chi calcia i rigori seguenti, il livello di tensione e concentrazione e subentra la consapevolezza che non possono sbagliare. Così è stato anche per la finale Italia-Inghilterra».
Due date importanti nella tua vita: 1 giugno 2011, il giorno in cui sei stato arrestato, e dieci anni dopo il 1 giugno 2021 in cui sei stato riabilitato dalla Figc con il presidente Gravina. Come sono stati questi anni?
«Durissimi soprattutto all'inizio dove sono entrato mio malgrado in un tritacarne mediatico impressionante. Sono stato molto male perché sapevo della mia totale estraneità ai fatti. Tu pensa che di questa indagine che vedeva 135 imputati hanno fatto prescrivere tutto senza mai andare a processo».
Prescrizione a cui tu hai rinunciato...
«Io, pur conoscendo il rischio, ho voluto che si celebrasse nei tribunali il contraddittorio tra accusa e difesa. Ed abbiamo vinto e questa è stata una grande gioia».
Cosa hai detto ai tuoi familiari, ai tuoi figli riguardo questa vicenda giudiziaria?
«Che se prima mi stimavano come il calciatore Signori adesso dovevano credere in papà Beppe. Così è stato».
Hai avuto delusioni?
«Mi ha deluso chi sapevo già l'avrebbe fatto».
Ed invece chi ti è stato vicino?
«La mia famiglia a partire da mia moglie Tina, i miei figli ed i miei genitori. Tutti loro sono stati la mia vera forza per affrontare ogni criticità e superare gli stress».
Per questo stress hai anche rischiato la vita?
«Due anni fa mi hanno preso all'ultimo momento per una embolia cerebrale. Per fortuna ero già in ospedale a Bologna e si sono accorti immediatamente; ma credimi lo stress di dieci anni di ingiustizia ti fa davvero del male profondamente».
Anni difficili anche per la pandemia visto che tu sei di Alzano Lombardo, l'epicentro del coronavirus?
«I miei genitori abitano lì ancora adesso ed io ero estremamente preoccupato per gli sviluppi del Covid. Per fortuna ne siamo usciti tutti in modo positivo nonostante qualche perdita avuta tra alcuni amici».
Ma vi siete ammalati?
«Sì, tutti, ma per fortuna in modo leggero».
E adesso cosa farà Beppe Signori?
«Intanto faccio il padre di sei bellissimi figli e credimi non è cosa da poco, ma certamente il mio sogno sarebbe quello di riprendere ad allenare una squadra di calcio».
E questo sarebbe il giusto risarcimento per un campione che ingiustamente è dovuto rimanere fuori dalla vita sportiva non per proprie responsabilità.

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