Piercamillo Davigo indagato a Brescia. Toghe, la slavina è cominciata: verbali segreti e "loggia Ungheria", il sospetto sul pm
L'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo è indagato a Brescia per rivelazione di segreto d'ufficio. È il primo atto ufficiale nell'inchiesta sul caso dei verbali di Piero Amara: a rivelarlo sul Corriere della Sera è Luigi Ferrarella. Nell'aprile 2020, quando Davigo era ancora consigliere del Csm, il magistrato aveva ricevuto dal collega milanese Paolo Storari i verbali segreti resi in Procura a Milano da Amara, ex avvocato di Eni, allo stesso Storari e al procuratore aggiunto Laura Pedio. In quelle carte, Amara parlava di una associazione segreta di toghe e alte cariche dello Stato, la "loggia Ungheria", che avrebbe condizionato pesantemente le nomine nel mondo della giustizia italiana. Storari aveva consegnato tutto a Davigo confidando che qualcosa si sbloccasse e qualcuno iniziasse a indagare sulle dichiarazioni rese da Amara, contestando l'immobilismo dei vertici della Procura di Milano.
Una volta emerso il fatto, con i verbali recapitati nelle redazioni di Repubblica e Fatto quotidiano, Davigo si è difeso pubblicamente, in tv, sottolineando come Storari gli avesse "segnalato una situazione critica e dato il materiale necessario per farmi un’opinione, dopo essersi accertato che fosse lecito. Io spiegai che il segreto investigativo, per espressa circolare del Csm, non è opponibile al Csm". "Quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti - aveva precisato l'ex membro del pool Mani Pulite -, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo: quindi, in un caso e nell’altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive. Mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione". I verbali non finirono mai sul tavolo del Csm in via ufficiale. Davigo ne aveva però parlato al vicepresidente David Emini, al procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio e al presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra.
Secondo i magistrati bresciani, non coincidono le versioni date su quei colloqui da Davigo, Ermini e Morra. Una storia dai tratti limacciosi e oscuri, tra corvi e veleni con, sullo sfondo, il valzer delle nomine nelle varie procure italiane. Indagata è anche Marcella Contrafatto, la segretaria al Csm di Davigo, considerata la persona che ha trasmesso i verbali segreti ai giornalisti e sospettata di calunnia per aver presentato in un messaggio anonimo all'altro consigliere del Csm Nino Di Matteo ome "insabbiatore" Francesco Greco, il procuratore di Milano accusato di fatto da Storari di non voler procedere su Amara.