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Mario Draghi e Marta Cartabia nel carcere degli orrori di Santa Maria Capua Vetere: dopo lo scandalo ereditato da Bonafede, si muove il governo

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Il ministro della Giustizia Marta Cartabia e il presidente del Consiglio Mario Draghi sono oggi, mercoledì 14 luglio, in visita al penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, al centro dello scandalo per le violenze subite dai detenuti da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria che avevano falsificato le prove riferite a presunte aggressioni dei carcerati durante la protesta, lo scorso anno, in periodo Covid. La Cartabia aveva parlato di "abusi intollerabili". Il 28 giugno il blitz dei carabinieri, in seguito all'ordinanza del Gip Sergio Enea, su richiesta dei pm Pannone e Pinto, con l'aggiunto Milita e il procuratore capo Antonietta Troncone. Alla fine 52 le persone coinvolte con 8 arrestati, 18 indagati ai domiciliari, 23 interdetti dai pubblici uffici e 3 con obbligo di dimora.

 

 

 

 

Nei circa 20 video acquisiti si rilevano oltre 4 ore di maltrattamenti e percosse a carico dei carcerati. Il tribunale del Riesame di Napoli discutendo della posizione della commissaria della Penitenziaria Anna Rita Costanzo, ha scoperto che un detenuto che la stava implorando di non fargli del male e che le diceva "perché ci state facendo picchiare? Aiutatemi sto subendo troppo, mi stanno uccidendo", aveva risposto: "Per colpa vostra sto facendo le nove di sera". La decisione del tribunale del Riesame su una sua scarcerazione, ricorda il Giornale, dovrebbe essere resa nota a breve. Una situazione che parte da lontano e che il precedente ministro, il grillino Alfonso Bonafede, non aveva saputo affrontare.

 

 

La visita del premier Draghi e della Cartabia sarà seguita da dichiarazioni alla stampa. Il ministro della Giustizia aveva chiarito, "che quanto accaduto era un oltraggio alla Costituzione e un'offesa alla dignità della persona e della divisa". In difesa delle divise era intervenuto il leader della Lega Matteo Salvini, che aveva visitato il carcere campano, sottolineando come "per causa di chi sbaglia non si debba generalizzare additando come criminali tutti i tutori della legge. Da considerare, oltretutto, le condizioni di lavoro spesso drammatiche a cui è costretta la Penitenziaria nelle carceri italiane, come a più riprese fatto presente anche dai sindacati di settore".

 

 

 

 

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