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Matteo Salvini, il retroscena: giustizia, così ha convinto Forza Italia e Iv sul compromesso col M5s. E Draghi ringrazia...
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L'approvazione della riforma della Giustizia in Consiglio dei ministri è stata preceduta da colpi di scena. Al mattino, i grillini avevano annunciato a Mario Draghi la loro astensione. Il premier li aveva subito incalzati: "Ho messo la faccia con l'Ue sulle riforme, che sono indispensabili per ottenere i soldi del Pnrr. Cerchiamo un compromesso accettabile", ricorda Dagospia. Il ministro delle politiche agricole Patuanelli, in contatto diretto con Giuseppe Conte, ha detto no: nessuna mediazione. A soffiare sul fuoco anche la grillina Anna Macina, sottosegretario alla Giustizia. Allora Luigi Di Maio ha convocato una riunione dei ministri cinquestelle a cui ha partecipato anche l'ex Guardasigilli, Bonafede.
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Il Corriere della Sera ricorda che, "i ministri del M5S fanno il punto e poi si chiudono con Draghi e Cartabia. A portare l'aut aut del Movimento è Luigi Di Maio: 'Il testo così come ci è stato proposto non possiamo votarlo'. A quel punto Draghi e la Guardasigilli tirano fuori la proposta di mediazione che va incontro alle proteste dei pentastellati. Corruzione e concussione saranno inseriti tra i reati per i quali lo stop alla prescrizione scatta in tempi più lunghi", ricorda il Corriere.
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Il punto d'incontro però adesso doveva essere presentato agli altri partiti della maggioranza. "Se Pd e Lega hanno subito ingoiato il rospo, Forza Italia e Italia Viva erano contrarie. Chi ha fatto da pontiere-pompiere è stato Matteo Salvini, ormai in versione sherpa di Draghi. Il leghista, in contatto diretto con il suo avvocato Giulia Bongiorno, ha spento i fuochi e spinto per un accordo. Con l'ok alla riforma della Giustizia, Draghi si toglie dal groppone il più rognoso dei tre ostacoli (tra cui ci sono anche fisco e Pubblica amministrazione", svela Dagospia. Infine i grillini sconcertati sono ben rappresentati da Alessandro Di Battista: "Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani. Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza", ha detto l'ex deputato cinque stelle.
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