L'approvazione della riforma della Giustizia in Consiglio dei ministri è stata preceduta da colpi di scena. Al mattino, i grillini avevano annunciato a Mario Draghi la loro astensione. Il premier li aveva subito incalzati: "Ho messo la faccia con l'Ue sulle riforme, che sono indispensabili per ottenere i soldi del Pnrr. Cerchiamo un compromesso accettabile", ricorda Dagospia. Il ministro delle politiche agricole Patuanelli, in contatto diretto con Giuseppe Conte, ha detto no: nessuna mediazione. A soffiare sul fuoco anche la grillina Anna Macina, sottosegretario alla Giustizia. Allora Luigi Di Maio ha convocato una riunione dei ministri cinquestelle a cui ha partecipato anche l'ex Guardasigilli, Bonafede.
Matteo Salvini, il trionfo totale: "Il guaio non è lui". Anche Sergio Staino firma per i referendum
Sergio Staino, storico vignettista e anima critica della sinistra ha detto di "sottoscrivere parola per parola l...Il Corriere della Sera ricorda che, "i ministri del M5S fanno il punto e poi si chiudono con Draghi e Cartabia. A portare l'aut aut del Movimento è Luigi Di Maio: 'Il testo così come ci è stato proposto non possiamo votarlo'. A quel punto Draghi e la Guardasigilli tirano fuori la proposta di mediazione che va incontro alle proteste dei pentastellati. Corruzione e concussione saranno inseriti tra i reati per i quali lo stop alla prescrizione scatta in tempi più lunghi", ricorda il Corriere.
Matteo Salvini, "Mauro Corona ha firmato il referendum sulla giustizia". Nomi bipartisan e pesantissimi ai gazebo Lega
Adesioni bipartisan ai gazebo leghisti organizzati per la raccolta firme sui sei quesiti del referendum sulla Giustizia....Il punto d'incontro però adesso doveva essere presentato agli altri partiti della maggioranza. "Se Pd e Lega hanno subito ingoiato il rospo, Forza Italia e Italia Viva erano contrarie. Chi ha fatto da pontiere-pompiere è stato Matteo Salvini, ormai in versione sherpa di Draghi. Il leghista, in contatto diretto con il suo avvocato Giulia Bongiorno, ha spento i fuochi e spinto per un accordo. Con l'ok alla riforma della Giustizia, Draghi si toglie dal groppone il più rognoso dei tre ostacoli (tra cui ci sono anche fisco e Pubblica amministrazione", svela Dagospia. Infine i grillini sconcertati sono ben rappresentati da Alessandro Di Battista: "Non è vero che Draghi è grillino, sono certi grillini ad essere ormai irrimediabilmente diventati draghiani. Intimoriti o interessati, i ministri a 5 stelle hanno dato prova di incapacità politica, pavidità, accidia e inadeguatezza", ha detto l'ex deputato cinque stelle.