Giuseppe Conte, ritratto di un fallito: da Cartabia e Draghi il colpo di grazia, l'avvocato sta per sparire nel nulla
Ricomincia lo scontro interno al M5s. Da un lato Giuseppe Conte, dall'altra i "governisti". L'avvocato vuole tornare a Palazzo Chigi e punta su una alleanza con il Pd,contro di lui il gruppo dirigente che vorrebbe mantenere il Movimento il più autonomo possibile. Sulla riforma della giustizia della Guardasigilli Marta Cartabia il partito si è spaccato. I "contiani" hanno provato fino all'ultimo a marcare le distanze con il resto della maggioranza. "Ci dobbiamo astenere, questa mediazione è inaccettabile", dicono i grillini vicini a Conte. Qualcuno chiede ai ministri di non votare il testo che manda in soffitta la "spazzacorrotti" dell'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
Vince però la linea dei "governisti", che vuole andare a vedere la proposta del duo Draghi-Cartabia. Il M5s vota a favore in consiglio dei Ministri, convinto dall'allungamento dei tempi per la prescrizione in Appello a tre anni e a un anno e mezzo in Cassazione per alcuni reati contro la Pubblica Amministrazione, tra cui corruzione e concussione. "Qui nessuno ha intenzione di andare a casa prima del tempo, la maggioranza dei parlamentari non vuole mettere in difficoltà il governo", spiega così la situazione un deputato grillino.
Alessandro Di Battista boccia la riforma-Cartabia come "un maxi-regalo all'impunità. Ovvero ai ladri!". Delusi i contiani, vince la linea governativa, "Tutti quelli che sono stati a Chigi hanno l'ossessione di tornarci", sottolinea con Il Giornale una fonte pentastellata di alto livello. Conte, infatti, ha il pallino di tornare premier. Qualcuno suggerisce che l'avvocato abbia già in tasca un accordo per correre da presidente del Consiglio con il segretario dem Enrico Letta e con lo stratega Goffredo Bettini, tra i massimi estimatori di Conte. Al centro delle accuse dei grillini non favorevoli a Conte, "anche l'atteggiamento alle prossime amministrative. Con la resa di Milano e Torino, l'appoggio ufficiale al candidato di sinistra Matteo Lepore a Bologna e la corsa unitaria a Napoli", conclude il Giornale.
Insomma, la sensazione è che anche dalla partita sulla giustizia, Conte ne esca sempre più debole, sconfitto, residuale, marginale, rabbioso. Il presunto avvocato del popolo sembra aver sbagliato tutti i calcoli: ogni duello, si pensi a quello con Beppe Grillo, una sconfitta. Ogni presa di posizione, un buco nell'acqua. E così, inesorabilmente, le ambizioni politiche dell'uomo con la pochette si inabissano. No, nella storia di Conte non resterà traccia...
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