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Giustizia, Giuseppe Conte e la frecciata a Luigi Di Maio: "Torna un'anomalia italiana, come si fa a cantare vittoria?"

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Non si placano i dissidi all'interno del Movimento 5 Stelle. L'ultimo tema di scontro, che allontana ancora di più la riconciliazione tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, è la riforma della giustizia. Già nella giornata dell'8 luglio erano volati stracci nel Consiglio dei ministri, oggi - a un giorno di distanza - si passa agli attacchi pubblici. A rompere gli indugi ci ha pensato Alessandro Di Battista (qui le dichiarazioni), seguito da Alfonso Bonafede e da Conte. "Ho apprezzato molto il lavoro della ministra Cartabia - ha premesso l'ex premier salvo poi lasciarsi andare all'affondo -. Ma io non canterei vittoria oggi, non sono sorridente in particolare sull’aspetto della prescrizione. Siamo ritornati a quella che era nel passato ed è un’anomalia italiana". Insomma, il fu avvocato del popolo ha lanciato una palese frecciata a Luigi Di Maio, in questi giorni oberato di lavoro tra l'incollare i cocci del Movimento e cercare una mediazione. Era stato lo stesso ministro degli Esteri in Cdm a cercare di trovare una quadra che potesse accontentare i grillini più ribelli e Mario Draghi sulla giustizia. Conte, giusto per essere chiari, si schiera con Marco Travaglio, suo alfiere e sostenitore di una totale contrarietà alla riforma Cartabia, poiché emblema - Travaglio - del M5s più becero e manettaro.

 

 

L'ex presidente del Consiglio, insomma, dichiara pubblicamente guerra a Di Maio. "Rispetto al resto d’Europa - ha continuato Conte - noi stiamo dicendo che se un giudizio di appello durerà 2 giorni e un anno, se un giudizio di Cassazione durerà un anno e un giorno, il processo svanirà nel nulla. Chi canta vittoria per questa soluzione francamente non trova il mio consenso". Dello stesso parere il Cinque Stelle Bonafede, che di fatto si è vista smantellata la sua riforma.

 

 

"La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi - sono state le prime parole dell'ex Guardasigilli -. È vero. Parliamo di una norma che non andrà a regime prima del 2024 e che 'concede' un po' di tempo in più per i reati di corruzione. Ma è veramente troppo poco perché è troppo lontano da quello che abbiamo promesso e realizzato". E ancora: "Al netto del merito, voglio ribadire che la battaglia sulla prescrizione, mia e (fino a ieri mattina) di tutto il M5s, non è (e non è mai stata) una questione personale". Dichiarazioni che gettano ancora più nel caos il Movimento. Tant'è che Conte in chiusura ha messo le cose in chiaro: "È indispensabile chiarire bene il contorno e i ruoli della leadership. Da questo punto di vista c’è un progetto statutario che si accompagna anche a quello politico. Nell’ipotesi in cui venisse pienamente condiviso io ci sono altrimenti no".

 

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