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Giustizia, sì all'accordo: il M5s accetta la mediazione sulla prescrizione, ecco i dettagli dell'intesa

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Il CdM sulla riforma della Giustizia è iniziato con enorme ritardo, intorno alle 19 di oggi, giovedì 8 luglio. Il motivo? La contrarietà del M5s, che non voleva vedere intaccate le norme sulla prescrizione introdotte dalla riforma forcaiola di Alfonso Bonafede. Tutti gli altri partiti, al contrario, compatti su quanto proposto da Marta Cartabia, il Guardasigilli.

Alla fine, però, dopo lunghi tentativi sarebbe stata trovata una via d'uscita per evitare traumatiche spaccature i Consiglio dei Ministri. Prima del CdM, la delegazione M5s ha infatti incontrato Draghi e Cartabia per cercare una sorta di soluzione, un contentino.

Poco dopo il via del CdM, fonti M5s hanno riferito che sarebbero stati soprattutto i fedelissimi di Giuseppe Conte a difendere il testo di Bonafede. Al termine di una lunga mediazione, ecco quelli che sarebbero i punti dell'accordo: tempi più lunghi nella riforma Cartabia per i reati contro la Pa: tre anni per il processo di appello e 18 mesi per la Cassazione. Insomma, tempi per la prescrizione più lunghi solo per determinati reati. E il M5s, ancora una volta, china la testa. Con buona pace di Marco Travaglio, che oggi, nel suo fondo del Fatto Quotidiano, parlava di "Salvaladri" e chiedeva ai grillini di uscire subito dal governo Draghi.

La delegazione grillina era guidata dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli. In precedenza, le dure parole di Matteo Salvini: "In questi minuti c’è una battaglia in corso. Forse i Cinque stelle si astengono, perché per loro la prescrizione non esiste e siamo 60 milioni di presunti colpevoli. Il ruolo della Lega è di portare equilibrio in questo governo strano con Pd e Movimento cinque stelle".

Quindi Anna Maria Bernini, per Forza Italia: "La riforma della giustizia è necessaria e urgente, un rinvio significherebbe far saltare il calendario degli impegni assunti con l’Ue sul Pnrr e mettere quindi a rischio le risorse europee. Il Movimento Cinque Stelle non ha la maggioranza assoluta in Parlamento e non ci sono più alleati disposti a seguirlo nella deriva pangiudiziaria. Ne prendano atto". Da parte del Pd, anche Enrico Letta e Debora Serracchiani avevano chiesto al M5s di fare un passo indietro.

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