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Luca Palamara e Amara, la grancassa dei giornali del "Sistema" per riabilitare il teste amato dai pm

Piero Amara

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È ripartita la grancassa dei "giornaloni" a favore dell'attendibilità dell'avvocato Piero Amara, il principale teste d'accusa nei confronti dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara nell'indagine di Perugia. Amara, come riportava ieri con dovizia di particolari il Corriere della Sera, avrebbe iniziato nei giorni scorsi una nuova proficua collaborazione. Questa volta con i magistrati di Potenza. L'avvocato siciliano, l'ideatore del "Sistema Siracusa", il sodalizio finalizzato ad aggiustare i processi e pilotare le sentenze anche al Consiglio di Stato, era stato arrestato tre settimane fa dai pm lucani con l'accusa di abuso d'ufficio, favoreggiamento e corruzione. Nell'indagine era coinvolto anche l'ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo. Amara si sarebbe guadagnato la fiducia dei magistrati - soprattutto del procuratore Francesco Curcio che hanno così stabilito per lui il solo obbligo di dimora a Roma. Forte di questo provvedimento, Amara ha subito presentato al Tribunale di Sorveglianza di Roma una istanza di affidamento in prova ai servizi sociali. L'avvocato siciliano, infatti, per le medesime accuse di Potenza, aveva patteggiato nel 2019 in un procedimento aperto dalla Procura della Capitale. Il difensore di Amara, l'avvocato Salvino Mondello, per la cronaca, ha chiesto in subordine la semilibertà. MILANO E PERUGIA In attesa, allora, che i giudici di sorveglianza decidano se accogliere o meno l'istanza, vale la pena elencare tutte le collaborazioni di Amara al momento in essere presso le varie Procure d'Italia. Collaborazioni "pluriennali". Il primo racconto di Amara inizia a Roma ad aprile del 2018, prosegue l'anno successivo, andando avanti per mesi e mesi, a Milano e Perugia, riparte adesso a Potenza. Per non farsi mancare nulla Amara ha anche rilasciato interviste televisive e sui giornali.

RICHIESTA DANNI - In ogni interrogatorio, ormai si è perso il conto del loro numero, Amara aggiunge un "pezzettino" della sua verità. Il bello è che viene sempre creduto. A Perugia, ad esempio, racconta le gesta di Palamara, a Milano svela particolari della loggia "Ungheria", a Roma delle corruzioni al Consiglio di Stato. Nessuno si insospettisce, poi, che i racconti di Amara non siano mai in ordine cronologico. A Potenza è tornato con la memoria a vicende di cinque anni addietro. Prima che iniziasse la collaborazione romana. Il nuovo target pare essere ora Cosimo Ferri, l'ex leader di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe, attuale parlamentare di Italia Viva. Le collaborazioni con gli inquirenti, comunque, hanno dato i loro frutti: oltre ad essere al riparo dal carcere, nessun magistrato si è sognato di sequestrargli un euro del suo ingente patrimonio sulla cui provenienza ci sarebbero molti interrogativi. Chi non si convinse mai della bontà della collaborazione di Amara fu il pm romano Stefano Rocco Fava che, agli inizi del 2019, voleva addirittura arrestarlo. Per tutta risposta il fascicolo gli venne tolto e, come se non bastasse, gli arrivò da Amara una richiesta di risarcimento danni pari a 500mila euro. Il motivo? L'ingente «danno morale che ha causato sofferenza interiore» provocato proprio dal comportamento di Fava. Per fortuna del magistrato il giudice non aveva però accolto la richiesta danni. 


 

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