Luigi Bisignani, la profezia su Giuseppe Conte: "Avvocato dei cinesi. Condannato all'irrilevanza, si schianterà sulla giustizia"
La fiaba - o meglio sarebbe la parabola - che più si addice a Giuseppe Conte è "Calimero, piccolo e nero", scrive Luigi Bisignani su il Tempo. "Nero di rabbia perché nell'agenda di giugno aveva segnato una bella gita in Cornovaglia con il debuttante Joe per il G7 e vertice Nato insieme, tra gli altri, ad Angela, Ursula e all'autobiografico Rocco. Si è ritrovato, invece, con una pizza doppia mozzarella da Michele a Forcella con la fascinosa consigliera regionale grilli a Valeria Ciarambino" e "piccolo perché nonostante il nodo degli iscritti al movimento sia sciolto, i sondaggi non lo premiano affatto".
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L'ex premier, prosegue Bisignani, "da tempo sta cercando di costruirsi un'immagine fuori dagli schemi, che rassicuri e stupisca, appunto, come in una fiaba. Gli è riuscito per un po', ma poi l'incantesimo si è spezzato". E Conte, "da avvocato degli italiani" è diventato "avvocato dei cinesi". Perché "ora che le stelle sono rimaste solo cinque, come l'Enrico IV di Pirandello, ha una piccola corte che lo venera e non fa che contare i fedelissimi in Parlamento, come il ministro dell'Agricoltura Patuanelli che gli preannuncia telefonate che non arrivano mai, a partire da quelle di Draghi, che forse si diverte a rendere la pariglia per non essere stato mai richiamato quando era lui l'inquilino del Palazzo. Oltre a Patuanelli, altre cenerentole di quella stagione fatata: Stefano Buffagni, che non si è ancora ripreso, Paola Taverna, ma soprattutto l'ex Guardasigilli Bonafede".
Ed è sulla giustizia, prevede Bisignani, che "fra pochi mesi s'infrangerà l'ultima fiaba di «Giuseppi», quando sarà costretto a prendere una posizione netta sulla prescrizione e a decidere se fare del M55 un partito di centro, seguendo i consigli del guru Goffredo Bettini, oppure di sinistra, seguendo quelli dell'enfant terrible Andrea Orlando. In entrambi i casi, dovrà comunque abbozzare perché non ha la stoffa e la personalità per far cadere il Governo su un tema così dirompente e con una magistratura in frantumi che sta per far avverare la profezia di Cossiga, il quale affermava che «si arriverà ad una sacrosanta riforma della giustizia solo quando i Pm inizieranno ad arrestarsi tra loro»".
Solo allora Conte, conclude Bisignani, "come capo M55, non potrà più fare il gioco delle tre carte" e "magari finirà per inseguire un'altra fiaba, quella di diventare, alla quarta votazione, Capo dello Stato, visto che gli fanno credere di essere una riserva della Repubblica".