Funivia Stresa Mottarone, la gip cacciata? Interviene il Csm: cosa c'è dietro davvero alla guerra in magistratura. In che mani siamo...
Davanti a una tragedia che ha stroncato 14 vite è il caso di impegnare tempo e fatica in una questione in apparenza soltanto tecnica, quella dell'individuazione del Gip chiamato a seguire le indagini? È giusto che anche il Csm se ne interessi, come accade in queste ore? È che in un ordinamento che voglia definirsi civile le regole non sono un optional: se si va oltre la superficie, ciò che sembra formalismo è invece sostanza. In sintesi. Quando all'ufficio Gip del Tribunale di Verbania arriva il fascicolo per la strage del Mottarone, col fermo dei primi tre indagati, il magistrato che ne avrebbe la titolarità, la d.ssa Ceriotti, è stata già da febbraio, e fino al 31 maggio, esonerata dalle assegnazioni per via di un consistente arretrato da smaltire. Il giudice che dovrebbe sostituirla è impegnata in dibattimento, e per questo la presidente della sezione Gip d.ssa Banci Buonamici se lo autoassegna, con un decreto a propria firma, "sentito il presidente del Tribunale". Nel merito, come è noto, decide di non convalidare due fermi su tre, e pone ai domiciliari il terzo indagato, con seguito di polemiche e con annuncio di ricorso al riesame da parte della Procura.
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Il 3 giugno alcune difese depositano la richiesta di incidente probatorio: dovrebbe provvedere la stessa Gip che ha deciso sui fermi, e invece il 7 giugno il presidente del Tribunale riassegna il fascicolo alla d.ssa Ceriotti, motivando che il 31 maggio è terminato il periodo del suo esonero. Questo pasticcio verbano fa sorgere domande, che richiedono risposte celeri: al Gip esonerato per quattro mesi dalle nuove assegnazioni sono stati restituiti tutti i fascicoli che avrebbe dovuto ricevere nel quadrimestre? Dal decreto del 7 giugno parrebbe di no, perché ha riavuto in carico solo la vicenda della funivia: se così fosse, però, cadrebbe il passaggio saliente della motivazione (peraltro è prassi di tutti i Tribunali d'Italia che chi convalida i fermi o gli arresti poi resti titolare del procedimento). Quanto ha inciso l'intensa interlocuzione mediatica della Procuratrice della Repubblica? Quanto ha pesato l'imminenza della decisione sull'incidente probatorio, su cui la stessa Procura si è affrettata ad annunciare la propria contrarietà? Quanto ha influito lo sconcerto di (presunti) colpevoli scarcerati a poche ore dall'arresto? È solo una faccenda di forme e di cavilli? Proprio no! La Costituzione, all'art. 25, vieta di essere distolti dal "giudice naturale precostituito per legge": all'individuazione del "giudice naturale" provvedono le c.d. tabelle, cioè atti dei capi degli uffici giudiziari, resi pubblici a tutti, a cominciare dagli ordini degli avvocati, che stabiliscono con largo anticipo i criteri di assegnazione dei fascicoli. Lo scopo è che il giudice non venga scelto in relazione al singolo affare da trattare, ma che vi sia una preordinazione oggettiva.
È una esigenza oggi ancora più fondata di quando furono approvati la Costituzione e il codice di procedura penale: la storia giudiziaria degli ultimi decenni ha conosciuto casi delicatissimi di individuazioni controverse di chi è stato chiamato a giudicare, sui quali la Cedu è più volte e anche di recente - intervenuta. Nel momento in cui, grazie a una parte della magistratura e all'assenza di riforme significative su di essa, non è infrequente che un imputato si chieda a quale corrente appartenga chi dovrà vagliare le accuse mosse nei suoi confronti, non è formalismo avere certezza su criteri predeterminati di assegnazione dei processi. Senza dire che la trattazione di un procedimento da parte di un giudice che per tabella non avrebbe dovuto seguirlo potrebbe provocare la nullità di tutti gli atti da lui compiuti. Quel che 14 vittime e i loro familiari attendono, insieme con una comunità nazionale fortemente colpita, è che i magistrati titolati del procedimento ricostruiscano il fatto e accertino le responsabilità. L'ultima cosa di cui hanno bisogno è che si giunga a un certo punto, e poi il processo retroceda al punto di partenza. La giustizia non è il gioco dell'oca.