Silvio Berlusconi: "Quella è la mia vera malattia". Attacca la sinistra: "Se ne sono resi conto solo ora?"
Lo dice a chiare lettere Silvio Berlusconi: "Io mi sento meglio, ma sono i giudici la mia vera malattia". Il Cavaliere, dopo i problemi di salute dovuti al long Covid, si riprende la scena politica e torna sul tema della giustizia che resta il suo chiodo fisso. "Dopo 36 processi e oltre 3.000 udienze, e dopo aver speso 770 milioni in avvocati" non può che essere così. Berlusconi, dialogando con il Corriere della Sera, si infuria: prima legge che Luigi Di Maio chiede scusa per “l’uso della gogna come strumento di campagna elettorale", poi che il piddino Bettini abbraccia i referendum sulla giustizia, sposando il quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati: "Se ne sono resi conto solo ora a sinistra?", sbotta. E' quello che lui sostiene da oltre vent'anni. Quelli sono i suoi cavalli di battaglia.
Perché Berlusconi, con la giustizia, ha avuto un rapporto complicato: tanti processi, una condanna che gli costò l'interdizione e anche il posto in Senato. Ora l'ultimo processo Ruby, le cui udienze sono state però continuamente rinviate per via dei suoi problemi di salute. E in questo scenario, in cui il tema della giustizia è tornato centrale nel dibattito politico, era scontato che il Cavaliere reagisse. Soprattutto dopo aver sentito Enrico Letta in tv presentare le sue proposte sulla giustizia.
"Noi siamo per garantire l’indipendenza della magistratura, ma l’autogoverno totale non c’entra nulla con l’indipendenza. E quello che oggi non funziona è proprio l’autogoverno totale. Sarebbe opportuno togliere alcuni poteri di autogoverno ai magistrati – che oggi si gestiscono tra loro – e istituire un’alta corte fuori dal Csm per amministrare la parte disciplinare". Insomma, adesso si sono svegliati tutti e parlano una sola lingua, conclude Berlusconi: "La mia".