Vinitaly, "iniziamo col botto": la presentazione di Oscarwine

mercoledì 9 aprile 2025
Vinitaly, "iniziamo col botto": la presentazione di Oscarwine
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“Iniziamo col botto”. Così Livio Buffo, ceo dell’agenzia di comunicazione Cenacoli, ha presentato a sorpresa la freepress sul vino oscarwine, declinazione cartacea del sito nato cinque anni fa. “Un bel colpo di teatro” hanno comnentato i presenti. Buffo, entrato in sala per il convegno “Gli attacchi europei al vino italiano” – al quale hanno partecipato Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato della Repubblica, Pietro Monti, vicepresidente della Federazione italiana Vignaioli Indipendenti, e il dottor Roberto Gualtieri, dirigente medico pronto soccorso – ha chiesto al vicepresidente del Senato di spostare i piedi, poi, da comunicatore consumato, ha fatto cadere fragorosamente a terra una pesantissima borsa, chiedendo ai presenti se riconoscessero il rumore.

“Questo è il suono della carta che molti di voi hanno dimenticato – ha spiegato il fondatore di oscarwine, tirando fuori a sorpresa il numero zero della freepress che lui stesso ha distribuito camminando per il pubblico – Dobbiamo far tornare la voglia di leggere alle persone, non possiamo dire che l’editoria è morta, arrendendoci alla cultura dei social e delle fake news: la carta ha ancora un grandissimo valore, bisogna riscoprirlo.”
Dopo aver spiegato che la freepress sarà distribuita a cadenza trimestrale nei luoghi del vino (cantine, winebar, ristoranti, enoteche e alberghi), Buffo ha introdotto la tavola rotonda tornando sul tema dei dazi americani: “In questo momento bisogna usare diplomazia ed evitare un’escalation. Tuttavia, reputo che la miglior difesa sia l’attacco e che l’Italia debba rispondere iniziando a investire in comunicazione per combattere la pratica dell’italian sounding in modo da recuperare quei 60 miliardi di euro che il nostro comparto agroalimentare perde ogni anno in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti”.

Dagli Stati Uniti si è passati alla UE con il Senatore Centinaio fermo nelle sue posizioni di sempre: “Mi sembra che l’Europa s’impicci troppo di questioni che dovrebbe lasciare ai singoli Stati e invece non fa quello per cui è nata: sostenere il commercio e lo sviluppo economico e proteggere la libera circolazione delle merci e delle persone in sicurezza. Ho contrastato sin dall’inizio i cosiddetti health warnings irlandesi che hanno ben poco a che fare con la salute e molto con il commercio. Non possiamo criminalizzare il vino, ma dire che va bevuto con moderazione. Anche perché il suo consumo, entro i limiti di due bicchieri al giorno per gli uomini e uno per le donne, ha invece effetti positivi sulla salute. È giusto combattere l’alcolismo ma questo è un problema che riguarda soprattutto i Paesi del Nord Europa e il consumo di superalcolici. Perché se la prendono con il vino? Probabilmente perché vogliono penalizzare Paesi come Italia, Francia e Spagna che ne sono produttori (ma lo stesso discorso vale per la birra in Germania, ad esempio), per favorire bibite che possono essere prodotte ovunque”.

Sul tema delle etichette è intervenuto Pietro Monti, vicepresidente FIVI e produttore non vedente che ha dato un punto di vista inedito sull’argomento: “Spero che questo Vinitaly dia il là a una maggiore consapevolezza su alcuni temi di attualità e sociali. I produttori devono porre attenzione agli health warning irlandesi che ritengo inutili e potenzialmente pericolosi per la filiera se non saranno frenati. Piuttosto che spaventare i consumatori con messaggi allarmistici, sarebbe più utile lavorare su indicazioni in braille e QR code parlanti da apporre sulle etichette per aiutare chi ha disabilità visive o altre problematiche: con questi strumenti riuscirebbero ad essere più autonomi. Non c’è un decreto o una legge che autorizzi a indicare le denominazioni in braille per esempio; piccole cose utili ad aumentare l’inclusività. Spero che i miei colleghi inizino questo processo di comunicazione. Noi, per esempio, lo abbiamo già fatto con l’agenzia Cenacoli per una nostra special edition”.

A chiudere l’evento il dottor Roberto Gualtieri, dirigente per oltre venti anni in uno dei pronto soccorso più conosciuti di Roma, intervenuto per discutere la questione alcol e ragazzi: “Il fenomeno dell'abuso di alcol tra i giovani sta assumendo proporzioni "preoccupanti"; le motivazioni che li spingono sono molteplici: socioeconomiche e psicologiche per citarne alcune. Di recente è stato messo a punto da uno studio europeo un pannello di interventi per arginare questo fenomeno fra le fasce più "giovani" ( a partire dagli 11 anni) , quelle più sensibili ai danni organici che l'alcol, consumato irresponsabilmente, può causare.” “Nella mia lunga militanza in Pronto Soccorso – ha sottolineato Gualtieri – mi sono imbattuto frequentemente in ragazzi “sballati” per il bere: da un ventunenne che aveva trascorso il pomeriggio consumando un numero irripetibile di birre a una ragazza di 14 anni uscita dalla discoteca dove aveva consumato un pericolo mix di superalcolici e stupefacenti. Gli adulti? Era routine vedere arrivare ambulanze che li trasportavano da noi. Il cervello, il cuore, i reni e a seguire gli altri organi subiscono talora danni irreparabili condizionando, di conseguenza, il corso della vita con ricadute negative in ogni ambito: personale, familiare, lavorativo, di apprendimento. La prevenzione è l'arma per far fronte a questo fenomeno. È auspicabile un percorso educativo in giovane età in ambito familiare e scolastico coordinato da tutte quelle forze virtuose che possono concorrere a questo sforzo per raggiungere l'obiettivo: bere responsabilmente”.