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Tariffe delle Rsa, stangate per le famiglie: Il contributo coprirà solo il 50%

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L’iniziativa del governo riguardo al finanziamento delle Rsa parte da intenzioni lodevoli (come quella di garantire equità di trattamento), ma potrebbe generare difficoltà maggiori rispetto a quelle che intende risolvere. La modifica introdotta nella legge sulle liste d’attesa, attualmente in esame al Senato, prevede che il fondo sanitario nazionale, quindi le Asl, si faccia carico esclusivamente della componente sanitaria legata al ricovero nelle Rsa o alle cure nei centri diurni, lasciando ai cittadini l’onere di coprire la differenza.

Questa situazione ha avuto origine da diverse sentenze della Cassazione, che hanno stabilito l’obbligo per le Asl di sostenere l’intero costo della retta per i pazienti con gravi patologie, poiché in tali casi non è possibile separare le prestazioni sanitarie da quelle socio-assistenziali. Molte Asl si sono conformate a queste decisioni, ma ciò ha prodotto una disuguaglianza tra chi ha fatto ricorso ai tribunali e chi no. La questione è stata evidenziata da più parti, recentemente anche da Medicina democratica, che denuncia «una profonda ingiustizia verso gli anziani gravemente malati e non autosufficienti, costretti a sobbarcarsi i costi delle prestazioni socio-assistenziali».

In Puglia, a partire da gennaio, una pronuncia del Consiglio di Stato ha aumentato la quota a carico delle famiglie dal 30% al 50%, e in alcuni casi le Rsa stanno richiedendo anche il pagamento di somme arretrate, pari a migliaia di euro, un peso economico che poche persone riescono a sostenere. Tuttavia, lo stesso emendamento in discussione al Senato potrebbe offrire una soluzione per tornare alla situazione precedente. «L’emendamento – sottolinea Antonio Perruggini di Welfare a Levante – permette di incrementare fino al 70% la parte sanitaria delle rette delle strutture socio-sanitarie per i pazienti anziani non autosufficienti. Questo è un passo che salutiamo con entusiasmo, poiché punta a supportare centinaia di migliaia di famiglie spesso incapaci di affrontare i costi delle rette. Le strutture, d’altronde, devono rispettare i requisiti imposti dalle Regioni e non hanno alternative se non adeguarsi». Perruggini insiste nel sollecitare la Regione Puglia «perché, attraverso un nuovo studio di fattibilità e l’apertura di un tavolo di confronto qualificato, riveda le tariffe, aggiornandole all’aumento dei costi».

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