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Energia: nella partita del mercato libero l'Arera rimane in panchina

Il caos offerte destabilizza i consumatori e il Presidente Besseghini non sembra avere le idee chiare

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Alzi la mano chi nell’ultima settimana ha ricevuto almeno una proposta telefonica per cambiare fornitore energetico. L’assalto ai potenziali clienti da parte degli oltre 700 fornitori con le assillanti proposte di telemarketing è sempre più invasivo, tanto da indurre migliaia di cittadini a non rispondere più alle telefonate che provengono da numeri non compresi nella propria rubrica telefonica. Totalmente inutile il presunto argine del cosiddetto “registro delle opposizioni”, a cui ci si era affidati nella speranza di una minore invadenza telefonica. 

Allo stalking telefonico, inoltre, si aggiunge la citata concorrenza tra centinaia di offerte che ha accompagnato il passaggio al mercato libero e ha finito per disorientare gli utenti nel loro legittimo intento di salvaguardare l’economia domestica, considerato anche l’innalzamento dei prezzi dell’energia.

In questo scenario da Far West a chi dovrebbe essere affidato il ruolo dello sceriffo? In teoria, lo stellone andrebbe appuntato sul petto dell’Arera, ossia l’autorità per la regolazione di energia, reti e ambiente. Un organismo autonomo, nato trent’anni fa con l’intento (testuale dal sito) di “tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l'attività di regolazione e di controllo”.

I consumatori italiani però non sembrano avvertire questa tutela da parte dell’autorità, soprattutto dopo essersi sentiti smarriti nel momento più complesso del passaggio tra un contratto e un altro. E i commenti sulla situazione da parte del presidente dell’Arera, Stefano Besseghini, non sembrano rassicuranti. 

Il numero uno dell’associazione, che quest’anno terminerà il suo mandato settennale, ha imputato lo smarrimento generale a una “modesta alfabetizzazione dei consumatori” (testuale), senza però interrogarsi su chi avrebbe potuto aiutare gli utenti. Spoiler: l’istituto da lui guidato. 

Besseghini fa intuire che qualche problema in Italia c’è, ma si deve alla scarsa competizione. E anche qui verrebbe da chiedergli quanti operatori servono perché ci sia davvero concorrenza. Perché in Italia ce ne sono oltre 700, più di quasi tutti i Paesi in Europa. 

Sempre lui, sempre Besseghini, risponde in maniera confusa sul disaccoppiamento dei prezzi di elettricità e gas che si può attuare, ma forse no e comunque “non con un atto di imperio”? E quindi come si potrebbe fare? Non sarebbe meglio spiegare che no, non è fattibile del tutto e che anzi chi ci ha provato (come Spagna e Portogallo) è tornato indietro a gambe levate.

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