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Bollette alle stelle: il peso degli energivori. Tra soluzioni urgenti e visione a lungo termine per l'Italia

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Il costo dell’energia è al centro del dibattito pubblico oramai da mesi ma mai come in questo momento è stato terreno nel nostro Paese di uno scontro politico che sta raggiungendo in questi giorni il suo livello più alto. Gli occhi sono puntati sul Ministro dell’Economia Giorgetti e sul DL bollette che è allo studio in queste ore e che verrà presto discusso in Consiglio dei Ministri. L’esecutivo vuole prontamente porre rimedio all’innalzamento del prezzo dell’energia che è cruciale per la competitività dell’economia e quindi fondamentale per il posizionamento del Paese sullo scacchiere internazionale. Lo sa Giorgia Meloni, che vuole soluzioni serie e concrete e le vuole subito.

Le opposizioni sembrano essersi finalmente destate da mesi di torpore, una sonnolenza che pareva averle narcotizzate. L’ora è giunta e quello che i greci chiamavano il “Kairòs”, il momento opportuno, pure. Non resta, a una compagine disfatta e divisa, che surfare sull’onda delle bollette per arrivare viva sulla battigia. Dopo mesi di silenzio ecco il megafono perfetto: il portafoglio degli italiani.  Che il costo dell’energia sia alle stelle è cosa certa e la discussione pubblica fa di tutto per esasperare i toni e gonfiare la percezione di un disagio a cui, il Governo lo sa bene, è necessario porre rimedio. Ma è ancora una volta il dibattito ad essere nel nostro Paese povero e privo di contenuti. Guerriglia politica a parte, a latitare completamente sono le ragioni profonde e reali di questa situazione. Virgilio nelle Georgiche diceva: Felix qui potuit rerum cognoscere causas. Fortunato chi è capace di conoscere le cause delle cose. Proviamo a mettere un po’ d’ordine.
L’alto costo dell’energia è evidentemente un problema congenito del nostro Paese, che attiene, in buona sostanza, al mix energetico italiano, figlio di decenni di mancanza di visione. Paghiamo oggi le scelte (o meglio le non-scelte) degli anni passati. L’Italia è in Europa il Paese più dipendente dal gas, un giogo pesantissimo da cui non riusciamo a liberarci. Le rinnovabili sarebbero una soluzione, e sono molte le imprese che hanno investito...e con efficacia negli ultimi anni. Eppure gli iter autorizzativi rimagono lunghissimi, la burocrazia regna sovrana e produrre energia pulita a costi bassi è diventata un’impresa eroica. E poi c’è il nucleare. Se ne parla da anni e con questo Governo sembriamo arrivati per lo meno ad uno spartiacque. A breve, la legge delega che dovrebbe fornire un quadro normativo per il potenziale ritorno dell’atomo e, su impulso dell’esecutivo, sarebbe alle porte la costituzione di una nuova società, che coinvolge il meglio dell’impresa italiana e dovrebbe avviare lo studio di fattibilità per le nuove tecnologie nucleari. Insomma qualcosa si muove…ma intanto?

Intanto, anziché fare quadrato e trovare soluzioni serie e concrete insieme, il dibattito politico e mediatico pare interessarsi, più che al portafoglio degli italiani e delle piccole e medie imprese, che sono il nerbo della nostra economia, agli interessi particolari di alcuni soggetti. Le cosiddette energivore (anche piccole e medie imprese ma soprattutto grandi colossi), che da mesi lamentano il costo dell’elettricità. Tutto normale, per carità. Del resto lamentarsi è lo sport nazionale… se non fosse che sulle nostre bollette pesano, e non poco, proprio i sussidi a queste imprese.  Sono ingenti i denari pubblici che sono stati messi sul tavolo per supportare queste aziende. La cifra supera i 2 miliardi di euro all’anno, che vengono scaricati in bolletta sui consumatori. Il sistema di sostegno alle imprese prevede diverse tipologie di agevolazioni. La prima è l’Interconnector, operativo dal 2010, che permette alle aziende di acquistare energia a tariffe più basse rispetto a quelle interne, grazie alla possibilità di attingere ai mercati confinanti, come quello francese. Questo programma ha un costo annuale di circa 400 milioni di euro. Un’altra misura importante è il programma di Interrompibilità, attivo dal 2008, che prevede un risarcimento per le imprese in caso di interruzione della fornitura elettrica, con una spesa aggiuntiva di circa 500 milioni all’anno. Infine, c’è il rimborso dei costi CO2, introdotto nel 2020, che compensa le imprese per i costi legati alle emissioni di carbonio, con un onere di circa 140 milioni annui. Questo per dire che, quando si approccia ad un tema così complicato, è bene considerare con completezza e visione di sistema, la complessità delle ragioni e degli interessi per trovare soluzioni a lungo termine. E’ importante tamponare le urgenze ma soprattutto sarebbe fondamentale innescare processi e aprire strade che portino in prospettiva ad assetti duraturi e sostenibili. 

Per ridurre i costi energetici e abbassare le bollette è necessario un cambiamento radicale, che porti a un nuovo modello energetico italiano. È vitale al più presto ridurre il peso del gas nel nostro mix, introdurre il nucleare, in modo che supporti una crescente produzione rinnovabile. Su quest’ultimo fronte un grande ostacolo sono i dinieghi ideologici di certe Giunte Regionali, basti pensare al caso della Puglia e soprattutto della Sardegna, in cui i progetti rinnovabili sono bloccati da provvedimenti politici miopi, spesso fomentati da interessi particolari ben nascosti sotto il velo del “Bene comune”. Solo così potremo guardare con ragionevole speranza al futuro e sbloccare le grandiose e inespresse potenzialità del nostro Sistema- Paese.

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