
Puglia, dopo l'intervento per dimagrire non riesce più a ingerire cibo: risarcita con 700mila euro

Due interventi chirurgici per ridurre lo stomaco e curare l’obesità si sono trasformati in un calvario per una 46enne del basso Salento, costretta a otto anni di sofferenze a causa di complicanze post-operatorie. La donna non riusciva più a ingerire cibo né acqua senza accusare nausea e vomito continui. Dopo aver tentato invano di risolvere il problema con una seconda operazione, ha deciso di intraprendere un’azione legale. Il Tribunale civile di Lecce ha condannato due cliniche, i medici coinvolti e le rispettive compagnie assicurative a un risarcimento di 700mila euro.
La vicenda inizia nel dicembre 2016, quando la donna si sottopone a un primo intervento in una struttura locale. La perdita di peso è rapida – da 138 a 76 chili in poco più di un anno – ma accompagnata da gravi disturbi che rendono impossibile una normale alimentazione. Dopo numerosi tentativi di risolvere la situazione, decide di rivolgersi a una seconda clinica, nel nord Italia, con la speranza di correggere le problematiche. Il 20 giugno 2018 finisce nuovamente sotto i ferri, ma le sue condizioni non migliorano, anzi peggiorano.
Disperata, la 46enne affida il caso all’avvocato Antonio Manco, che avvia un’azione legale presso il tribunale civile di Lecce. Una consulenza tecnica, affidata a un collegio medico, evidenzia gravi errori commessi in entrambe le operazioni e quantifica il danno subito dalla paziente in 600mila euro. Le strutture sanitarie e i medici coinvolti rifiutano una risoluzione extragiudiziale, portando il giudice Caterina Stasi a stabilire un risarcimento ancora maggiore, pari a 700mila euro.
Di fronte alla sentenza, cliniche e assicurazioni scelgono di pagare la somma, mettendo fine alla lunga battaglia legale della donna, che ora potrà finalmente ottenere giustizia per le gravi negligenze subite.
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