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A teatro col Tenco che non ti aspetti
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Come prima della nuova rassegna milanese "Mosaici Urbani", sabato sera all'Ostello che Danza di via Salmoiraghi (ore 20 e 45 con possibilità di prenotazione all'indirizzo di posta elettronica [email protected]) va in scena uno spettacolo teatrale di grande originalità, arte, cultura e bellezza "Luigi, il viaggio di Tenco", scritto diretto (con Lodovico Maria Travaglia assistente alla regia) e interpretato, con la formula del One Man Show, da una delle realtà più interessante del proscenio giovanile italiano e non solo (l'artista sta collaborando con una prestazione academy newyorkese), il "cantattore", Filippo Rovati.
Non aspettiamoci più o meno valide (nobili o abusate che siano) riproposizioni delle splendide canzoni di Tenco, perché sì, il protagonista abbraccia qualche volta la chitarra ed interpreta dal vivo e par suo qualche brano -non necessariamente main stream- del celebre cantautore ma l'unicità -e in un certo senso la ricchezza del contenuto e il senso stesso del tutto, in 70 minuti di grande energia emotiva- del Luigi raccontato e 'rivissuto' con anima sulla propria pelle da Rovati è, come dice il titolo, nel viaggio di Tenco, in quel viaggio chiamato vita, fin da bambino e fino alla fine, ancora discussa e misteriosa.
L'attore si immerge nel personaggio e nella storia, con l'empatia umana e la forza di chi come Tenco scrive e canta canzoni (Rovati ha pubblicato l'EP "Tutte Storie", di cui vale almeno la pena citare il piccolo grande capolavoro di "Dammi un foglio", sorta di rifacimento del Padre Nostro come preghiera e dialogo moderno con Dio e altre due chicche ispirate dal cinema quali "L'Avvocato del Diavolo" e "Amore Mannaro") e, soprattutto dell'incontro e la familiarità con il Tenco più intimo e privato, ostico e controverso ma autentica rivelazione grazie a una ricerca ("Il mio è stato come un viaggio al contrario, emozionante come spero sia anche per gli spettatori", spiega Rovati) appassionata e profonda, metodica e insieme istintiva, nelle esperienze e nelle vicende, i luoghi, le età e le relazioni dell'uomo Tenco.
Un lavoro che ha portato il Filippo Rovati drammaturgo da Ricaldone (il Tenco bambino) a Genova (con la scuola senza aule dei vari 'colleghi' di canzoni) fino alla Milano che certo ai tempi di Tenco non era la stessa di adesso ma di cui l'attore ha saputo cogliere con sensibilità gli angoli e gli effetti, più o meno smussati, sull'animo dell'artista.
Ora, sabato 8 febbraio, almeno per una sera, a poche ore dall'inizio di quel Sanremo dove quasi 60 anni fa il cantautore fu trovato morto, proprio a Milano Tenco torna vivo, vero, entusiasta e sofferto, grazie ad un talentuoso artista trentenne.
Una storia senza fronzoli, come del resto la scenografia e la sala stessa del Teatro. Una bella, bellissimissima storia.
Da non perdere, con il gusto matto e la possibilità di aprire i sensi alle emozioni e restare, da vivi, senza fiato...
Dai blog
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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