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Bettino e quel “vae victis” tra Italia e Italietta

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Giovanni Nostro
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La storia si sa, la scrivono sempre i vincitori, a volte con l’enfasi e il profumo del trionfo ancora fresco sulla propria pelle ma al contempo con l’onestà intellettuale che rende libero, forte e fiero un popolo e lo fa diventare Nazione, altre volte con quella unica malevola e ipocrita volontà di reclamare vendetta e non giustizia, assetati di quel sangue che la “pietàs” cristiana dovrebbe proteggere sempre e comunque e che invece finisce per inginocchiarsi vigliaccamente davanti al grido, tutto italiano, “vae victis” anche quando la presunta belva feroce è ormai ridotta a poco più di un pesce rosso malato che nuota dentro un barattolo di vetro!!. La mia riflessione trae spunto dalla visione dello splendido film “Hammamet” che ripercorre gli ultimi anni di vita di uno dei pochi grandi politici italiani della prima repubblica, un leader carismatico e potente nel momento in cui la dimensione umana prima ancora che quella politica, attraversava il suo personale cammino di sofferenza e dolore.

Ed allora riavvolgendo il nastro della storia, rivedi nella mente le immagini dei trionfi e della gloria di quest’uomo osannato come il Messia da quella stessa folla che tempo dopo gli tirerà contro le monetine all'uscita dell’albergo romano dove spesso dimorava, l’uomo del NO italiano al nucleare, l’uomo del taglio della scala mobile, lo statista della lunga notte di Sigonella e dell’orgoglio italiano, dell’ingresso dell’Italia nel G7 e dell’Italia quinta potenza mondiale, il politico che ridusse l’inflazione dal 13 a 5 % e l’aumento dei salari di oltre due punti maggiore dell’inflazione, il pensatore libero, il condottiero della lotta alla disuguaglianza e all’emarginazione sociale, precursore della deflagrazione di una piccola ed egoista europa che non riusciva a vedere ed immaginare il proprio destino rispetto alle potenze mondiali che si affacciavano in Asia e al progressivo sfaldamento dell’Africa subsahariana ed infine il politico che nel suo ultimo discorso in Parlamento confessò pubblicamente il sistema “consolidato, condiviso e partecipato” dei finanziamenti illeciti elargiti al suo ed a quasi tutti gli altri partiti dell’intero arco costituzionale, uno in particolare ampiamente e costantemente foraggiato tanto dalle cooperative nazionali quanto da continui e sospetti aiuti generosamente elargiti da “mamma URSS-RUSSIA”, miracolosamente sfiorato e successivamente graziato e dimenticato dall'inchiesta mani pulite, che come uno tsunami travolse il psi e la dc decretandone la morte politica e clamorosamente o forse solo inavvertitamente, si dimenticò di chi, di quei finanziamenti illeciti, ne faceva abbondante uso e consumo grazie a quelle “proprie” cooperative e a quei finanziatori esteri di cui erano rimasti ormai l’unico nostalgico e pericoloso avamposto occidentale.

Non smetterò mai di rimproverare a Bettino Craxi di essersi sottratto alla giustizia, di essere fuggito per evitare l’esecuzione penale delle condanne emesse all'esito dei processi certamente svolti in un clima da caccia alle streghe e con quella spada di Damocle pronta a colpire tutto e tutti, tranne fermarsi sempre un centimetro prima di fare ingresso a via delle Botteghe Oscure dove le valigette piene di denaro, godevano di una corsia privilegiata, evidentemente invisibile ad occhi indiscreti e giudiziari; Un uomo che ha reso onore e privilegio a quell’Italia che sognava grande e fiera da collocare sugli scenari internazionali con quella dignità che la nostra storia reclamava, un uomo che guardava ad un Italia pacificata senza padroni esteri e libera da baronie nazionali, un uomo che certamente ha commesso, al pari dell’intera classe politica del tempo, degli errori che qualcuno voleva vigliaccamente processare prima (e principalmente) sulle pubbliche piazze per consegnare successivamente alle sentenze dei tribunali non solo l’uomo e il suo destino ma ancor di più, la sua idea anticomunista e la sua ostinata voglia di sdoganare l’Italietta dal padrone di turno per restituirla al proprio popolo come Nazione ormai protagonista, libera e indipendente; Ecco perché non farò mai parte di quella schiera di persone che vogliono scrivere la storia vergandola con quel sangue che sa sempre più di vendetta e sempre meno di giustizia, che professano quel “vae victis” tipico dell’italietta ipocrita e vigliacca; Chi sbaglia deve pagare il proprio conto con la giustizia, NON SI DISCUTE, ma prima, di grazia, insieme a me, idealmente e cristianamente porgete un garofano rosso sulla tomba dell’uomo, marito, padre e nonno, ringraziatelo per la sua idea di libertà e trovate anche il tempo (e il coraggio) davanti a quella tomba di vergognarvi e chiedergli scusa. Ciao Bettino, riposa in pace!!.

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