"Le tangenti? A rate in base all'avanzamento lavori": imprenditore svela il sistema dell'Asl di Bari
Una percentuale variabile sul valore di molti appalti pubblici della Asl Bari sarebbe stata versata dagli imprenditori assegnatari ai pubblici ufficiali che li avrebbero aiutati a ottenerli. «La tangente si pagava in base all’importo del lavoro: una parte all’anticipazione, poi al primo Sal (lo stato avanzamento dei lavori) e al secondo sal», ha spiegato l’imprenditore Giovanni Crisanti ai pubblici ministeri, davanti ai quali ieri è comparso assistito dall’avvocato Christian Di Giusto.
Dalle sue dichiarazioni è emerso un quadro per nulla rassicurante, come se nell’azienda sanitaria più grande al Sud le mazzette si versassero di default. Ipotesi che del resto sembrerebbe emergere non soltanto dalle parole di Crisanti, ma anche da altri interrogatori di persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di finanza che il 12 novembre scorso ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari. Non episodi isolati, dunque, ma un vero e proprio “sistema Asl”, in cui potrebbero essere state coinvolte più persone di quelle finora indagate, che per molti aspetti sembra la replica del “sistema Protezione civile”, scoperto dalla Finanza in altre indagini. Comune l’utilizzo delle varianti, per gonfiare le somme finali da liquidare alle ditte che effettuavano i lavori, così come l’assenza di una linea di separazione netta (e doverosa) fra l’operato della pubblica amministrazione e quello dei privati. Con l’incubo di ulteriori richieste di risarcimento dei presunti danni erariali che potrebbero abbattersi anche sui dipendenti infedeli dell’Azienda sanitaria, come è già accaduto all’ex capo della Protezione civile Mario Lerario e al suo collaboratore Antonio Mercurio, messi sotto inchiesta anche dalla Corte dei conti.
Sansolini “il Grande”
Così lo chiamavano i suoi interlocutori, forse perché la sua posizione di capo dell’Area tecnica dell’Asl lo imponeva oppure perché in più di un’occasione si era dimostrato in grado di risolvere i problemi. «Sansolini deve intervenire, andiamo giù a dirglielo», diceva il funzionario Nicola Iacobellis a un imprenditore che si lamentava dell’atteggiamento rigido tenuto dal direttore dei lavori, intenzionato a ridurre alcune voci di spesa. Sansolini ha lasciato il carcere grazie al provvedimento del gip Giuseppe Ronzino, al quale hanno dato parere favorevole il procuratore Roberto Rossi e la pm Savina Toscani. A loro, il 26 novembre, l’ingegnere tarantino (assistito dall’avvocato Antonio La Scala) aveva confessato di aver preso le tangenti contestate e anche altre. «Ha ammesso gli addebiti, rendendo dichiarazioni anche su vicende ulteriori — ha scritto il giudice — e ha fornito un contributo utile a ricostruire le vicende, accompagnato da un atteggiamento collaborativo». Un contegno che secondo il magistrato dimostrerebbe l’effettiva volontà di uscire fuori dal sistema, manifestata anche dalla richiesta di andare in pensione e abbandonare per sempre quell’ambiente. Tale sollecitazione sarà valutata dall’Azienda sanitaria, che per il momento lo ha sospeso così come ha fatto l’Ordine degli ingegneri di Taranto. Sansolini è tornato a casa anche se agli arresti domiciliari e con il braccialetto elettronico. E non è escluso che la Procura della Repubblica in futuro possa risentirlo su ulteriori filoni d’indagine che potrebbero aprirsi.
Le rivelazioni di Crisanti
L’imprenditore, titolare della Costruzioni Bioedili di Modugno, è finito in carcere perché ritenuto partecipe della presunta associazione per delinquere formata da tre dipendenti Asl (Nicola Sansolini, Nicola Iacobellis e Concetta Sciannimanico) e tre imprenditori (oltre a Crisanti ci sono Ignazio Gadaleta dell’omonima ditta di Ruvo di Puglia e Nicola Minafra della Falegnameria moderna di Ruvo). Crisanti è stato ripreso più volte mentre consegnava denaro ai pubblici ufficiali, mettendo per esempio le banconote nella borsa di Sciannimanico o portando somme a Iacobellis. Già davanti al gip aveva ammesso le dazioni, ma nel nuovo interrogatorio al cospetto del procuratore Rossi e della pm Toscani ha aggiunto molti particolari. Chiarendo, fra le altre cose, di non avere avuto grandi disponibilità economiche e di non essere il destinatario diretto degli appalti della Asl ma un subappaltatore. Le dazioni sarebbero dunque state effettuate per conto di altri imprenditori, dai quali arrivavano le provviste di contanti. Oltre ai nomi di persone già coinvolte nell’inchiesta, Crisanti ne ha fatti altri lasciando ipotizzare che ci siano ulteriori appalti dirottati oltre a quelli finiti al centro delle indagini. L’avvocato Di Giusto ha rinunciato al ricorso, che avrebbe dovuto essere discusso oggi davanti al Riesame, valuterà nei prossimi giorni se chiedere gli arresti domiciliari.
Connie in silenzio
Chi per il momento non ha intenzione di parlare è Concetta “Connie” Sciannimanico, funzionaria 47enne dell’area Gestione tecnica, accusata di avere ricevuto denaro contante e regali da alcuni imprenditori. La donna è detenuta a Taranto e attende che il Riesame si pronunci sulla richiesta di revoca di tale misura (ed eventuale applicazione dei domiciliari) presentata dall’avvocato Gaetano Sassanelli. Connie si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti al gip e poi non ha chiesto l’interrogatorio ai pm, come hanno fatto altri indagati.