La prima classifica delle città capoluogo di provincia più naturali d'Italia
La classifica dei 112 capoluoghi di provincia italiani rilasciata da 3Bee per la giornata mondiale dell'Habitat del prossimi 7 Ottobre, si basa sul parametro di Abbondanza Media di Specie per uso del suolo indiretta (MSA Land Use), un indicatore dell’integrità della biodiversità locale utilizzato per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale.
Il parametro MSA è calcolato confrontando l'abbondanza delle specie in una zona con la loro abbondanza in un ambiente totalmente naturale (non coinvolto da attività umane). L’MSA varia da 0 a 1, dove 1 indica che la distribuzione delle specie nella zona in analisi è completamente intatta, mentre 0 indica una regione o area totalmente antropizzata e artificiale. In questa analisi è stato utilizzato un sotto parametro dell’MSA, il Land Use (MSA_LU). Questo parametro tiene in considerazione principalmente l’uso del suolo ed è stato possibile calcolarlo grazie all’integrazione con i dati satellitari e l’esperienza di 3Bee nel definire le categorie di uso del suolo.
La classifica stilata da 3Bee mette in luce le città che si distinguono per la loro capacità di mantenere un ambiente ricco di biodiversità. Analizzando la top ten delle città capoluogo di provincia più naturali d’Italia, troviamo sul podio Isernia, Belluno e Savona, con un MSA_LU superiore a 0.9. Queste città sono situate in regioni che beneficiano di un'ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono a favorire il mantenimento della biodiversità.
Al quarto e al quinto posto, con valori di MSA_LU intorno allo 0.89, ci sono L’Aquila e Ascoli Piceno che beneficiano della vicinanza a vasti parchi naturali, rispettivamente il Parco Nazionale del Gran Sasso e quello dei Monti Sibillini. La complessità morfologica delle aree circostanti, caratterizzate da montagne, ricca vegetazione e fiumi, contribuisce a preservare una diversità significativa di specie, mitigando le pressioni derivanti dall'urbanizzazione.
Proseguendo nell’analisi delle città più naturali d’Italia, si nota come anche le città dal sesto al decimo posto della classifica, Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa, e Messina si distinguono per un MSA_LU compreso tra 0.85 e 0.87. Ciò è dovuto a una combinazione di copertura vegetale significativa e varietà di habitat, che includono aree costiere e montane, permettendo alle città sopra menzionate di mantenere un’elevata biodiversità.
E le città più grandi? Biodiversità critica
Le grandi città italiane mostrano significative criticità in termini di biodiversità: Milano, con un MSA_LU di 0.43 e posizionata al 98° posto, soffre particolarmente a causa della grande cementificazione e della scarsa copertura vegetale, elementi che riducono drasticamente la resilienza ecologica della città. Roma, al 66° posto con un MSA_LU di 0.57, pur vantando numerosi parchi storici, è penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat, che contribuiscono a limitare la connettività ecologica e la capacità della capitale di sostenere una biodiversità ricca. Torino (91° posto), Napoli (92° posto) e Catania (93° posto), con un MSA_LU che si aggira intorno allo 0.47) affrontano problemi simili: l’urbanizzazione intensa e la cementificazione. Mancanti i dati relativi alla gestione delle aree verdi che potrebbe, in caso di negligenza, contribuire a una biodiversità limitata in queste città.
La piattaforma di monitoraggio 3Bee, per una strategia climatica e di biodiversità conforme alle nuove normative
La classifica delle città più naturali d’Italia è stata elaborata dalla nature tech 3Bee tramite l’applicazione parziale della nuova piattaforma di monitoraggio della biodiversità interamente sviluppata dallo stesso team. Questa soluzione integrata e basata su dati scientifici permette a municipalità, imprese e parchi naturali di migliorare il proprio impatto su natura, biodiversità e clima a partire dal monitoraggio dei principali indici di rischio.
3Bee è stata selezionata per presentare la prima piattaforma di monitoraggio della biodiversità a livello mondiale alla COP 16 di Cali, dal 21 ottobre al 1 novembre 2024, grazie alla qualità e rilevanza dei dati ottenuti. Un'opportunità per rappresentare l'Italia all'interno di un evento internazionale interamente dedicato alla biodiversità e discutere scientificamente le misure da adottare per la tutela degli ecosistemi in coordinamento con le più alte istituzioni globali, i veri decision maker in materia di sostenibilità ambientale.
La piattaforma 3Bee, i cui processi e protocolli sono stati sviluppati in collaborazione con ESA (Agenzia Spaziale Europea), nasce in risposta alle crescenti esigenze di regolamentazione e compliance da parte delle imprese, che si trovano oggi di fronte a una nuova sfida: misurare e rendicontare il proprio impatto su natura, biodiversità e clima secondo standard normativi rigorosi. La Direttiva CSRD e i principali standard di rendicontazione internazionali impongono alle aziende, per la prima volta, di adottare un approccio strutturato alla gestione dei rischi legati agli ecosistemi.
"Per la prima volta, viene richiesto alle aziende di misurare e rendicontare l’impatto su natura, biodiversità e clima secondo direttive rigorose come la CSRD e framework di riferimento come il Taskforce for Nature-related Financial Disclosures (TNFD). - afferma Niccolò Calandri, CEO di 3Bee - La piattaforma 3Bee rappresenta una soluzione integrata e scientificamente validata che permette di identificare e colmare i gap su natura, clima e biodiversità di imprese, municipalità e parchi naturali, monitorando in modo semplice e veloce quattro indici di rischio principali, in conformità agli standard internazionali e individuando una vera e propria strategia climatica e di biodiversità, sulla base degli impatti rilevati e sulle dipendenze dai servizi ecosistemici direttamente coinvolti."
Grazie a questo approccio, 3Bee aiuta i propri partner a elaborare una strategia climatica completa: la piattaforma assegna un punteggio di rischio che evidenzia su quali tra i propri siti sia necessario intervenire con priorità, guidando la pianificazione strategica in conformità con la Direttiva CSRD e gli standard internazionali, tra cui ESRS E4 e GRI 101.
In particolare 3Bee aggrega dati per restituire quattro indici chiave:
Nature Impact Risk – Misura la resilienza di imprese e municipalità ai cambiamenti climatici e alle avversità naturali.
Nature Dependencies Risk – Stima le dipendenze di imprese e municipalità dai servizi ecosistemici fondamentali attraverso un’analisi di doppia materialità.
Climate & Physical Risk – Valuta l’impatto delle attività aziendali su habitat ad alta biodiversità e con specie a rischio.
Biodiversity Risk – Monitora l’impatto complessivo di tutti i siti aziendali sugli ecosistemi e sulla natura.
La piattaforma 3Bee si avvale di tecnologie avanzate, combinando dati satellitari, tecnologia in campo e database pubblici per restituire una valutazione precisa e puntuale su impatti e dipendenze. In soli 15 minuti, è possibile ottenere una fotografia accurata dello stato attuale di un ecosistema, identificando le aree più critiche che richiedono interventi urgenti. Una rapidità fondamentale per gestire al meglio le risorse e rispondere in modo tempestivo alle esigenze del territorio. Dopo una prima fase di assessment, interviene un Biodiversity Strategist, una figura tecnica del team 3Bee formata per accompagnare i partner nella definizione di una strategia di rigenerazione e conservazione della biodiversità su misura.
Con oltre 1000 aziende coinvolte, la piattaforma ha già raggiunto i 17.000 siti monitorati in 21 paesi, grazie all’aggregazione e alla digitalizzazione di dati basati su indici di rischio fondamentali. In questo contesto, la regolare divulgazione dei dati aggregati offre un metro oggettivo per confrontare i progressi nel tempo e allinearsi agli standard internazionali. Un processo che accelera il percorso verso un impatto Nature Positive, permettendo alle aziende di raggiungere la compliance normativa.