Direttiva sulle case green, una mazzata che porterà a nuove tasse
Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva Case green volta a ridurre le emissioni di CO2 da parte dei 26 Stati membri. Secondo la nuova normativa infatti a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero (le caldaie a gas e le pompe di calore saranno pertanto desuete), mentre quelli esistenti dovranno essere in grado di ridurre del 16% al 2030 e del 20% dal 2035 i consumi energetici.
Contare su un parco residenziale a zero emissioni entro il 2050 però non garantisce nulla in termini di impatto ambientale per Piergiacomo Sibiano, Vice Presidente di Lab-Ora, secondo cui diventa fondamentale nel recepimento della direttiva, effettuare un’analisi costi/benefici rispetto all’impatto reale di queste misure “Sul tema delle ristrutturazioni e non solo, Bruxelles continua a fissare obiettivi senza preoccuparsi di come raggiungerli. In Italia ci sono più di 20 milioni di abitazioni in classe G e F: chi pagherà queste ristrutturazioni? Non ci vuole un indovino per intuire che si tratterà di spesa pubblica e quindi di nuove tasse. Dare vincoli temporali stretti non fa che drogare il mercato perché, per poterli rispettare, gli Stati membri non hanno scelta: devono mettere sul piatto grossi incentivi”.
Diversamente dalla proposta originaria, non sono più imposti livelli di certificazione energetica e il potere rispetto ad alcune deroghe è affidato ai Paesi membri (centri storici, luoghi di culto, seconde case poco utilizzate e i piccoli immobili sotto i 50 metri quadrati). Piccoli passi avanti ma non sufficienti a decarbonizzare il settore residenziale. Per Sibiano infatti "questa direttiva sta semplicemente spostando la polvere sotto il tappetto, in quanto non saranno più gli edifici a emettere CO2 ma le centrali a gas necessarie per alimentarli. Una volta sostituite le caldaie a gas con le pompe di calore, queste avranno infatti bisogno di energia che, una volta tramontato il sole, dovrà arrivare necessariamente dalle centrali a gas”.
Una direttiva che non avrà nessun impatto in termini di indipendenza energetica, ma sarà un ulteriore annuncio irrealizzato da parte della Commissione “Si continuano a dare obiettivi in tempi ristretti senza preoccuparsi dei costi e dell’esistenza o meno delle tecnologie necessarie per raggiungerli”, spiega Sibiano, “Diversamente” conclude, “ci si dovrebbe muovere in modo diametralmente opposto: favorire la ricerca, la nascita e la verifica di nuove tecnologie, e successivamente dettare tempi ragionevolmente raggiungibili da tutti. Il rischio, sempre più probabile, è di spendere una montagna di soldi per non cambiare nulla e legare la propria catena del valore a paesi non proprio amici d’infanzia”.