Le valley come nuovo modello di sviluppo economico e produttivo internazionale: il Piemonte eccellenza italiana
L’analisi del contesto nazionale e internazionale ci dimostra come sia necessario ripensare lo sviluppo economico e sociale del Paese partendo dalle radici del territorio. E’ quello che ho voluto chiamare Localismo Strategico, ovvero l’applicazione della capacità delle comunità locali, intese in senso ampio anche come Nazioni, di generare risorse e valore aggiunto mettendo a frutto le potenzialità presenti nei singoli Paesi. Questo approccio genera una nuova dimensione del locale che si apre ad un contesto internazionale.
Localismo Strategico significa allora essere in grado di generare benessere basandosi sull’integrazione tra la globalizzazione e i fattori locali in un contesto sostenibile. Il termine Localismo deriva da locus, “luogo, contesto”, ed esprime una concezione della vita volta a restituire importanza alle relazioni che intercorrono tra un individuo (o una collettività nazionale) e il luogo dove risiede e dal quale organizza la propria dimensione sociale ed i rapporti con la comunità.
Il Localismo Strategico sottolinea come il benessere dipenda anche dal contatto con la realtà concreta nel cui ambito possano svilupparsi processi di creazione di valori (materiali e immateriali). Tale approccio tende a rivalutare i beni e servizi in funzione del contesto in cui vengono prodotti, indipendentemente dal luogo dove verranno utilizzati e consumati.
Dopo l’esaltazione provocata dai processi di globalizzazione, con il Localismo Strategico si tenta una coniugazione tra processi e valori delle comunità locali inserendoli in un contesto internazionale, uscendo dall’imperativo di una crescita esclusivamente quantitativa (addirittura controproducente oltre un certo limite), indicando invece un percorso valoriale.
Sono esempi concreti di Localismo Strategico e di valorizzazione delle peculiarità dei luoghi la Silicon Valley o la Wellness Valle, lanciata in Romagna da Nerio Alessandri di Technogym, che vuol essere il primo Distretto internazionale per competenze sul benessere e sulla qualità della vita. Si tratta di una declinazione particolarmente adatta alle caratteristiche di innovazione, progettualità, brand, presenti in Italia. Si pensi alle filiere della moda, dell’automotive, della tradizione enologica e anche della cultura e dell’arte.
L’Italia è un Paese manifatturiero che vanta numerosi distretti specializzati in differenti settori merceologici. Si tratta di una caratteristica peculiare della nostra economia che dovrebbe essere oggetto di maggior attenzione da parte della politica locale e nazionale. Allora potremmo parlare anche di Forging valley, delle numerose Wine valleys e nel prossimo futuro magari anche di una Hydrogen valley, valorizzando e mettendo in luce le eccellenze presenti nei vari territori del nostro Paese. In un economia globalizzata il valore costituito dalle singole valley presenti nelle varie nazioni costituisce un nuovo paradigma economico di valore aggiunto in una dimensione globale.
La competitività dei territori a vocazione omogena sarà glocale, le competenze delle singole valley faranno crescere il sistema socioeconomico dei territori mettendoli in relazione con il mercato globale. Quindi questi distretti economici sono e saranno il trait d’union tra valore portante del localismo e la dimensione globale. E’ importante dunque la consapevolezza di far parte di un sistema che agisce in una logica di competizione glocale, che da un lato fa crescere il senso identitario di appartenenza a una comunità e a una determinata valley, con una sua precisa vocazione produttiva, aprendosi d’altro canto a una prospettiva globale e internazionale, ancorando il sistema economico al valore reale dei beni e dei servizi che vengono realizzati all’interno di ciascuna valley.
Questo dà valore maggiore al tessuto sociale delle valley, riconoscendo il valore di cittadini, imprenditori e lavoratori che partecipano alla costruzione di un modello innovativo, rispetto a quelli esistenti a livello globale. La competitività è e sarà tra valley (ovvero tra territori dalle vocazioni omogenee) e avverrà a livello internazionale e globale, ma il singolo territorio potrà sentirsi parte attiva del sistema economico e della costruzione di un modello glocale differente rispetto a quello attuale.
Si tratta di un meccanismo motivazionale particolarmente adatto al nostro Paese che deve saper valorizzare il ruolo dei singoli che partecipano alla realizzazione di prodotti nelle strutture economiche locali, beni e servizi a dimensione internazionale consumati e/o usufruiti (nel caso ad esempio del valore del patrimonio artistico, architettonico, ambientale e paesaggistico) dal cittadino universale.
I beni e i servizi che abitualmente vengono consumati nelle comunità internazionali hanno tutti provenienza e produzione in un contesto locale. Il modello della valley consente di rimanere competitivi e di potersi diversificare sul mercato. E’ lontano il tempo in cui le aziende si legavano a un solo grande player. Le imprese italiane lavorano con soggetti sovranazionali e sono capaci di diversificare la produzione in tempo rapidi.
Si tratta allora di costruire attraverso il modello delle valley un sistema virtuoso che consenta a chi ci guarda dall’estero o a chi viene nel nostro Paese la possibilità di confrontarsi in maniera semplice e strutturata con più produttori coinvolti in una valley garantita e certificata; un vero esempio di vocazioni territoriali ad alta specializzazione nei diversi settori produttivi.
Il Piemonte, da questo punto di vista, rappresenta una grande eccellenza, con spiccata specializzazione produttiva e un tessuto connettivo sociale che ha generato negli anni competenza nei settori. Una visione d’impresa differente ma con potenzialità enorme che meriterebbe attenzione anche dal punto di vista normativo valorizzando la collaborazione tra pubblico e privato. La valley dovrebbe prevedere la creazione anche di un nuovo mercato finanziario che possa addirittura portare alla quotazione in borsa di un intero comparto. Potrebbe essere una nuova sfida nazionale e sovranazionale. E il Piemonte potrebbe essere l’apripista per la sperimentazione di questo nuovo modello con la creazione di uno strumento che ne consenta il riconoscimento non solo in termini di marketing e visibilità ma andando ad individuare uno strumento finanziario operativo che possa diventare punto di riferimento su specifiche competenze su settori.