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Cambiare stili di vita per combattere l'inquinamento dal Veneto, una community contro l'eco-ansia

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L'idea è dell'imprenditore Diego Turri. La sua azienda devolve una percentuale del proprio fatturato per azioni volte a pulire spiagge, piantare alberi, tutelare animali. "Noi -spiega- vogliamo far capire che esistono comportamenti che possono migliorare la Casa comune". Comportamenti da attuare anche nella vita quotidiana, eliminando l'uso della plastica, dei detersivi o trattare l’ aria purificandola ed eliminando la fuoriuscita di micropolveri. Un'esperienza che sta espandendo in altre Regioni italiane...

I combustili fossili sono, a tutt'oggi, la fonte più utilizzata per produrre energia elettrica. Il che implica l'emissione di anidride carbonica che, insieme a altri inquinanti, compromette la qualità dell'aria che respiriamo. Il che, secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, provoca, nel nostro Paese, 80mila decessi prematuri ogni anno. Il numero più alto in Europa. Una situazione intollerabile che necessita di una vera e propria rivoluzione culturale. Un cambio di paradigma che passa, anche e soprattutto, dall'adozione di nuovi stili di vita. La principale causa dell’inquinamento ambientale è infatti collegata alle fonti non rinnovabili utilizzate per produrre energia per le nostre case, per i dispositivi digitali e per gli elettrodomestici. In questa prospettiva, ridurre i consumi può essere un fattore che influenzerà in maniera determinate il futuro del pianeta.

Ma come fare? Diego Turri è un giovane imprenditore che ha deciso di creare una community per informare su come comportarsi per limitare i danni da inquinamento atmosferico: "Noi proponiamo soluzioni per ridurre il consumo dell'energia elettrica -spiega- ma non solo. Chiediamo anche comportamenti che non siano, diciamo così, solamente passivi. E così l'organizzazione diventa per noi elemento essenziale. Ogni domenica, ad esempio, ci ritroviamo lungo il tratto di spiaggia, che da Jesolo porta fino a Ferrara, per liberarlo dai detriti che vengono depositati o ancora mettiamo in piedi azioni volte a piantare alberi in zone dove non ce ne sono. Ci occupiamo anche di tutelare tartarughe e delfini che spesso si trovano in difficoltà proprio a causa dell'inquinamento che l'uomo provoca con le sue azioni quotidiane".

E pian piano l'adesione è cresciuta sempre più: "La mia azienda -afferma Turri, Ceo di Dtgroup Italia - destina una % del proprio fatturato a favore della community che abbiamo creato con l'obiettivo appunto di rendere tutti più consapevoli sulla necessità di tutelare quella che, a giusta ragione, viene definita la Casa comune. Una Casa che abbiamo ereditato e che abbiamo il dovere di consegnare migliorata alle nuove generazioni. Siamo partiti dal Veneto, ma ormai abbiamo richieste da ogni parte del Paese, grazie anche alla voglia dei giovani che vogliono mettersi in gioco e fare la propria parte. Sono tante le realtà che chiedono il nostro aiuto per dare vita ad azioni che appunto possano contribuire a rendere il nostro Paese più vivibile. E, a breve, accordi con varie associazioni che ci permetteranno di concentrarsi sulla qualità delle acque che circondano l'Italia".

Tamponare l'emergenza, dunque. Ma non solo. Rendere più respirabile l'aria passa anche dall'adozione di nuovi stili di vita: "Le azioni quotidiane -sostiene Turri- sono sotto questo punto di vista fondamentali. Eliminare plastica e detersivi è la prima cosa da fare. Con prodotti, da noi studiati e realizzati, che, basandosi sul vapore e sul trattamento dell'acqua in entrata, permettono di raggiungere lo stesso obiettivo ma con un notevole risparmio energetico. Stessa cosa per la pulizia di casa, con i vecchi aspirapolveri da sostituire con dispositivi che non rilasciano micropolveri e che ci permettono di respirare aria pulita all’intenro delle mura domestiche. Passando infine per kit per animali e kit igienizzanti assolutamente compatibili con l'ambiente. Piccoli accorgimenti che migliorano la nostra vita quotidiana e rafforzano quella community che si pone come obiettivo di combattere l'inquinamento e, perché no, quella che gli studiosi chiamano eco-ansia".

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