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Raffaele Capperi: "Malattia e bullismo, mai arrendersi"

di Lorenzo Pugnaloni mercoledì 26 luglio 2023

4' di lettura

Raffaele Capperi, noto attivista conosciutissimo sui social per le sue battaglie contro il bullismo e cyberbullismo, è stato recentemente preso di mira, di nuovo, dagli haters che hanno scaricato tutto il loro odio, e la loro evidentissima frustrazione, in commenti che vanno oltre il sano giudizio e sfociano inevitabilmente nell’insulto. Affetto dalla sindrome di Treacher Collins, malattia rara che causa malformazioni soprattutto alle ossa del cranio, ha deciso di dedicarsi ormai da anni alla sensibilizzazione sull’argomento, raccontando la propria testimonianza e quello che contraddistingue Raffaele è sicuramente la sua tenacia unita all’autoironia che ormai usa come arma principale per difendersi dall’odio social e per lanciare ogni singolo giorno il messaggio di lottare sempre e non arrendersi mai.  Proprio per via dell’ultimo triste e inumano episodio accaduto sotto un suo reel instagram, che è diventato virale dopo sole poche ore, abbiamo deciso di incontrare il giovane autore del libro “Brutto e cattivo” ed ecco le sue parole ai microfoni di LiberoQuotidiano.it 

Intervista a cura di Lorenzo Pugnaloni: 

Ciao Raffaele, come va? Parliamo un po' di te: chi sei e cosa fai nella vita? 
«Ciao, sto bene grazie. Mi chiamo Raffaele Capperi, sono calabrese e vivo in un paese in provincia di Piacenza con i miei genitori e nella vita, oltre a sensibilizzare e aiutare le persone tramite i miei video sui social, faccio anche il magazziniere. I miei genitori mi hanno sempre insegnato quali sono i veri sacrifici della vita».
Recentemente hai pubblicato un reel sul tuo profilo Instagram ed è diventato virale ed è stato soggetto di commenti da parte degli haters. Che cos’è successo esattamente? 
«Esattamente, in questo reel che ho pubblicato il mio intento era far vedere il mio glow up, il mio miglioramento da ragazzino ad oggi con una serie di interventi di ricostruzione fatti sul viso, invece ho ricevuto una marea di commenti di odio e frustrazione. Mentre li leggevo ridevo, certo non fa piacere riceverli ma siccome c’ho fatto il callo, facendo anche le spalle larghe, riesco a reggere questo confronto, ma se per caso fossi stato debole? Vedo tanta pochezza in queste persone, privi di empatia che non riescono ad andare oltre e di questo mi dispiace molto».
Dopo questa “esperienza” qual è il messaggio che vorresti mandare ai tuoi followers? Che cosa bisogna fare quando ci si trova davanti a messaggi carichi d’odio? 
«Il messaggio che voglio lanciare è di non avere paura di mostrare la propria diversità perché ognuno di noi è unico nel suo genere. Davanti ai messaggi di odio bisogna, in caso di difficoltà, chiedere sempre aiuto e parlarne, oppure abbiamo anche altri strumenti fondamentali da utilizzare, ovvero di denunciare alla polizia postale e l’aiuto di uno psicologico. Cercare di dare meno peso anche se non è semplice ma di darne di più alla vita che vale molto di più delle parole».
Un consiglio che vorresti dare a chi potrebbe essere al tuo posto oggi o domani? 
«Il consiglio che voglio dare è di accettarsi così come si è, il primo passo per amarvi. Dare valore alla vostra anima, perché essere se stessi vuol dire non basarsi sugli altri, ma su di se, vuol dire imparare a ignorare le provocazioni. Essere se stessi è accettare la propria natura».
Hai scritto un libro che si intitola “Brutto e cattivo”, da cosa nasce l’ispirazione? Spesso ti ritrovi a raccontare la tua testimonianza anche nelle scuole, che effetto fa? 
«L’ispirazione di scrivere un libro nasce nella piena pandemia nel 2020 quando ci siamo trovati tutti chiusi in casa e con il libro volevo diventare un megafono per chi si trovava in difficoltà e dire basta a ogni forma di violenza, al bullismo, all’indifferenza e, invece, incentivare ad essere gentili. È un orgoglio essere chiamato nelle scuole per portare la propria testimonianza per sensibilizzare, non c’è cosa più bella di quella di aiutare e donare forza a chi ne ha davvero bisogno, oltre a far riflettere su come ci si sente ad essere presi in giro».
Sei molto seguito sui social e sei comparso in qualche occasione anche sul piccolo schermo, ti piacerebbe partecipare ad un programma televisivo? 
«Sì, sono stato ospite in varie trasmissioni televisive ma vorrei che il mio messaggio, la mia storia, possa essere divulgata ancora di più. Certo, mi piacerebbe, per esempio anche fare un reality, amo fare le sfide difficili anche per capire quanta forza abbia dentro di me».
Per te che cosa significherebbe raccontare il proprio vissuto davanti a milioni di spettatori? 
«Per me è un’esigenza raccontarmi, far conoscere anche la mia malattia grazie alla quale ho anche la fortuna di conoscere persone con la mia stessa sindrome, ciò permette di farci sentire meno soli. Ho deciso di raccontare il mio vissuto perché voglio dare voce ad ogni singolo giorno per far capire che compiere atti di bullismo e di violenza può danneggiare totalmente una persona e che tutti hanno diritto di vivere e di essere amati. Nessuno decide come nascere, fa parte della vita, la natura è anche questa. Purtroppo spesso e volentieri mancano l’empatia, la sensibilità e l’educazione, se iniziassero a capire che dietro ad una malattia c’è una sofferenza, un percorso da affrontare, magari eviterebbero di comportarsi in un determinato modo».

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